“La speranza di Gesù immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita.
Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza. Possiamo e dobbiamo sperare perché Dio è fedele.

È un altro contagio, che si trasmette da cuore a cuore.
È il contagio della speranza.”

(Papa Francesco)

Continua a leggereContagio di speranza

Pasqua è suono di campane, annuncio di passione e di gioia. Per questo le Parrocchie di Saronno hanno deciso di suonare insieme: le strade sono silenziose, le chiese vuote, ma la Pasqua si celebra ugualmente a Saronno, attraverso le dirette delle celebrazioni su Radiorizzonti InBLu e attraverso il suono delle campane della città all’unisono. E’ stato deciso questo segno perchè le campane possano essere un segno di speranza per tutti anche nelle difficoltà di questi giorni. Le campane scandiranno insieme in città i momenti del Triduo pasquale di giovedì, venerdì, sabato santo e della domenica di Pasqua. Così  il Giovedì santo suoneranno alle ore 17,45 per annunciare la celebrazione della Cena del Signore delle 18 in diretta su Radiorizzonti InBLu. Il Venerdì santo alle ore 14,45, per annunciare l’inizio alle 15 della celebrazione della Passione in diretta radiofonica.  Alle ore 15,20  segnaleranno la morte del Signore Gesù. Dalla passione alla risurrezione di sabato tutte le campane, come tradizione, taceranno. Torneranno a suonare a festa all’unisono Sabato santo alle ore 18.45, per l’annuncio della Risurrezione.Domenica di Pasqua suoneranno in tutta Saronno alle ore 9,45, per annunciare la celebrazione della Messa di Pasqua delle 10 in diretta dalla Prepositurale.
Le campane della Prepositurale, che annunceranno la morte e la Risurrezione di Gesù, suoneranno però nel momento stesso in cui, durante la celebrazione trasmessa per radio, si arriverà a rivivere tale momento nella liturgia.

Continua a leggereLE CAMPANE DI SARONNO: all’unisono per scandire il triduo pasquale

La speranza è come buttare l’ancora all’altra riva. Papa Francesco usa questa immagine, nella messa dello scorso 29 ottobre a Casa Santa Marta, per esortare a vivere «in tensione» verso l’incontro con il Signore, altrimenti si finisce corrotti e la vita cristiana rischia di diventare una «dottrina filosofica».

Ci possono essere sofferenze e problemi ma «questo è domani», mentre oggi «tu hai la caparra» di tale promessa che è lo Spirito Santo, il quale «ci aspetta» e «lavora» già da questo momento.

«La speranza è questo vivere in tensione, sempre; sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è “in tensione verso”».

«Se un cristiano perde questa prospettiva la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Pensiamo all’acqua: quando l’acqua è ferma, non corre, non si muove, si corrompe. Un cristiano che non è capace di essere proteso, di essere in tensione verso l’altra riva, gli manca qualcosa: finirà corrotto.

La speranza è umile, ed è una virtù che si lavora tutti i giorni: tutti i giorni bisogna riprenderla, tutti i giorni bisogna prendere la corda e vedere che l’ancora sia fissa là e io la tengo in mano.

Continua a leggereSperanza: l’aria che respira il cristiano

A Villa Visconti Litta di Lainate è possibile visitare fino al 13 gennaio prossimo la mostra “La bellezza ritrovata”, una raccolta di fotografie scattate da Charley Fazio, un viaggio alla scoperta della poesia e della luce dei bambini rifugiati siriani al confine turco.

”La bellezza ritrovata – a shot for hope”, come dice il titolo per intero, vuole dare un messaggio di speranza in una terra, quella di Siria, sconvolta dalla guerra. Tre milioni di bambini siriani, (secondo le statistiche ufficiali) nella loro vita, non hanno conosciuto altro che la guerra, l’orrore. Killis, la zona visitata dal fotografo, capoluogo dell’Anatolia sud orientale, in Turchia, dista solo 5 km dal confine con la Siria ed è diventata la prima fermata della lunga marcia dei profughi in fuga dall’orrore. Qui oltre 60.000 siriani sono raccolti in due campi di accoglienza e altri 40.000 vivono sotto la città, in vecchi scantinati o garage abbandonati.

Il fotografo Charley Fazio sceglie di rendere grazie al dono della vita anche in questo angolo dimenticato della Turchia. Accolto dai sorrisi dei bambini, cambia prospettiva di appartenza. Il loro futuro è diventato un po’ anche il suo, i suoi personali traguardi risiedono – racconta egli stesso – in quei piccoli piedi che gli corrono incontro.

E gli hanno fatto scoprire la bellezza. Anche nelle case distrutte, violate. La bellezza non se ne è andata via. Un filo di gioia attraversa ancora questi volti.

La bellezza dei bambini è il desiderio di sperare ancora che hanno dentro, è la loro capacità di entusiasmarsi. È la pulsione della vita insita in ogni fanciullo.

Questi scatti diventano memoria della bellezza, della gioia possibile, anche in un luogo difficile come Killis.

E questa bellezza arriva ad attraversare pure noi, che guardiamo; ci attraversa nel profondo.

Ieri, 1º gennaio 2019, abbiamo pregato per la pace nel mondo. Ricordiamoci anche del dramma della Siria.

E chi vuole, oltre alle mostre dei presepi, in queste vacanze natalizie,  può visitare la mostra presentata.

A Villa Visconti Borromeo Litta, Lianate (MI), feriali 10.00 – 12.30 e 16.00 – 18.00. Festivi e prefestivi 10.00 – 12.30 e 15.30 – 18.30. Ingresso gratuito.

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Don Fabio, Giulio e Francesca sono stati protagonisti, qualche settimana fa, di un viaggio in Africa. Destinazione Kinshasa, capitale del Congo, ospiti della missione avviata da tempo da mons. Antonio Barone.

Questo prete ha un’intuizione grande: si rende conto che in un Paese così povero, non c’è solo l’emergenza alimentare e sanitaria, ma anche una povertà culturale.

È così che crea un centro che faccia crescere ragazzi e giovani da un punto di vista umano, intellettuale e spirituale, che oggi è il Foyer Universitario St Paul a Kinshasa.

Qui, due preti e un gruppetto di laici del COE (Centro Orientamento Educativo), aiutati da mons.Barone, accolgono bambini, adolescenti ed universitari, per accompagnarli in un percorso di crescita e di studio.

La missione non è mandare soldi o aiuti materiali in Africa, neppure comprare un manufatto artigianale di quei Paesi, la missione è anzitutto questione di fede.

Don Fabio, nel suo andare, ha scoperto/riscoperto il volto buono di Gesù, anche nelle pieghe del continente africano.

Cosa porta a casa?

La conferma (e ancora e sempre la sorpresa) del fatto che il cristiano abbraccia tutto. Tutto e tutti.

Il foyer accoglie circa 170 persone, che vanno dai bambini agli universitari, ammessi purché siano poveri, intelligenti e cristiani. Fanno un test e un colloquio individuale. Si investe su di loro.

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, la frase che accoglie chi arriva al centro.

I ragazzi cantano, pregano, con una bellezza incredibile. Studiano, cercando l’eccellenza. Hanno sogni, speranze. Spesso sono “figli del cielo”, quando sono stati raccolti dalla strada.

Per la nostra comunità questa testimonianza è un segno grande di Colui che arriva “fino ai confini della terra” attraverso noi cristiani.

Che il nostro cuore e la nostra mente, crescendo nella fede, sappiano davvero abbracciare tutto e tutti.

Perché Cristo è il Tutto che è in tutte le cose.

Continua a leggereIl cristiano abbraccia tutto e tutti (voci dal Congo)

Testimonianza di Giordano, che ha partecipato alla serata organizzata da Avsi Saronno per spiegare il progetto “Ospedali aperti”.

“Mi ha colpito il fatto che l’oratore ha chiarito che le ONG considerano evidentemente fuori portata l’obiettivo di fermare la guerra, ma non rinunciano a tenere desta la speranza, ricreando spazi limitati ma concreti di normalità. Scuole materne in cui i piccoli vivano per qualche ora sereni, ospedali che tentino di guarire i sofferenti e li seguano dopo il ritorno a casa, che spesso è una tenda o lo scheletro di palazzi privi ormai di infissi, impianti elettrici e sanitari, ecc.
“Ospedali Aperti” nasce a fine 2016 nella testa e nel cuore del card. Zennari che ha l’intuizione di rimettere in funzione 3 strutture ospedaliere non profit (2 a Damasco e 1 ad Aleppo), proprietà di congregazioni religiose, rimaste miracolosamente intatte e fortemente sotto-occupate in un Paese in cui il 50% degli ospedali e del personale sanitario è venuto meno, distrutti i primi, riparati all’estero i secondi.
Zennari rischia e si muove per trovare i mezzi finanziari ad organizzare un servizio gratuito aperto a tutti senza distinzioni di etnia, religione, appartenenza “politica”, purché bisognosi.

Egli affida a Fondazione Avsi il ruolo di supporto tecnico al progetto e la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli contribuisce, come partner scientifico/sanitario, offrendo formazione e sostegno economico. L’obiettivo è di curare almeno 40.000 persone in tre anni (equivalenti a circa 202.000 giorni di ricovero gratuito), dando precedenza ai più deboli. La macchina si mette in moto il 1° luglio 2017.

A fine gennaio 2018 si contano 1.360 pazienti presi in carico e curati gratuitamente, con una prevalenza di interventi chirurgici rispetto agli esami diagnostici e alle prestazioni ambulatoriali.

Una convinzione è maturata dall’esperienza: il nemico è uno solo, la guerra.

L’unico modo per cercare di prevenire che ne scoppi un’altra dopo la fine di questa è non lasciare sul terreno semi di discordia. Perciò chi opera è rigidissimo nell’offrire quel poco che può in modo non discriminante: si curano tutti quelli che incontrano, sunniti, sciiti, protestanti, cattolici, siriani, stranieri, governativi, ribelli vari.
Questo progetto è un segno di speranza per una popolazione civile che paga il prezzo più alto di una violenza senza tregua”.

Per qualche notizia in più e per fare una donazione: https://www.avsi.org/it/campaign/siria-ospedali-aperti/1/

 

 

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