Pubblichiamo qui la 2° parte e ultima dell’omelia funebre di don Pasquale (15 giugno 2021).

Ho pensato che la Passione di Gesù per l’uomo e per ogni situazione della vita, è stata la stessa passione d’amore – la stessa carità Pastorale – che ha distinto il sacerdozio di don Pasquale.
Da Saronno a Rho e, certamente, passando dal Brollo a Solaro e ad altre esperienze da lui vissute, è unanime, parlando di lui, la parola “bontà”.

Un Pastore buono, nel senso più stretto ed Evangelico del termine. In mezzo alla gente, nello stile che ci sta indicando Papa Francesco. Lo ricordo, come fosse ieri: tra i ragazzi, con i giovani, le famiglie, gli anziani. Una presenza umanamente ricca, solare, energica, capace di relazioni fraterne, uomo dell’ascolto e del dialogo. Una umanità cordiale, aperta… anche quando predicava e celebrava aveva sempre quel sorriso sul volto…io lo ricordo, così!

Non è mio compito, né mia intenzione, fare un elenco di cose che ha fatto o di parole che ha detto, ne perderei molte e, soprattutto, perché noi siamo più delle parole dette e più delle cose fatte; io credo che il suo esserci stato, dentro a tante situazioni e realtà, è il Dono, in assoluto, più grande! Il suo sì a Cristo e alla Chiesa è stato esemplare e stimolante, per me e, credo, per molti. Un sì vissuto giorno per giorno, sfida dopo sfida, incarnato nelle scelte concrete, nei gesti, nelle parole, nel suo essere appassionato alla vita secondo il Vangelo…

Il suo sì è il sì di Maria. A lei, caro don, alla Mamma del cielo, ti affidiamo con affetto in questo giorno speciale nel quale – come Chiesa – vogliamo ringraziarti per il bene da te ricevuto e con te condiviso. Ci hai insegnato ad amare Gesù, la Chiesa e i fratelli. Cercheremo di continuare ad amare così, ad amare sempre, ad amare tutti.

Caro don, ti affidiamo alla Misericordia del Padre. La Pace sia con te e in te! Avremmo – forse per egoismo – voluto tenerti ancora con noi ma, adesso, Ti lasciamo andare, sapendo che tu ci sarai, sempre, pregherai per noi e noi con te.

L’eterna Gioia, dicevi così, sì, l’Eterna Gioia, dona a lui, o Signore, e splenda a lui la luce perpetua, riposi in pace. Amen!

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Pubblichiamo qui la 1° parte dell’omelia funebre di don Pasquale (15 giugno 2021).

Anzitutto vi confesso che non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione; quando mi è stato chiesto ho pensato di non essere la persona giusta. Poi ho accettato, perché, nel mio percorso vocazionale e sacerdotale don Pasquale è stato una presenza importante. Un secondo motivo per cui ho accettato di fare questa piccola riflessione è il legame con le Comunità che lui ha servito e che io ho servito e sto servendo: questa di Regina Pacis e la Comunità di San Paolo in Rho dove lui è stato Parroco dal 1975 al 1986.

Nelle Messe di saluto ai sacerdoti e ai Vescovi, la liturgia propone come letture, due brani della Passione di Luca e di Matteo. Mi sono chiesto: perché proprio la Passione? Alla fine ho capito: la Passione è la sintesi, il concentrato, di tutto il Vangelo, è il compimento di una vita che si è fatta dono fino al gesto estremo e inequivocabile. Lo “spettacolo” della Croce è il passaggio che segna in modo universale e indelebile la storia del mondo e dell’umanità. Il Calvario è il “crocevia” della Speranza.

Ho pensato che la Passione è la sintesi della vita di Gesù e, al tempo stesso, la Passione di Gesù è la sintesi e il motivo più alto e autorevole per la vita di un sacerdote, chiamato a rendere il suo umile e sincero servizio al Vangelo di Gesù: “Chi è il più grande tra voi – dice – diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.”

E così ho pensato e capito che nella Passione di Gesù trova conferma e certezza il Ministero del Sacerdote, chiamato a spezzare il Pane della vita per diventare lui stesso pane di vita per i propri fratelli e sorelle: “Preso un calice, rese grazie e disse: Prendetelo e distribuitelo tra voi” Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me.”

Ho pensato: quante volte don Pasquale ha preso tra le sue mani questo Pane e questo Calice, quante volte ha ripetuto le parole dell’Ultima Cena, quante volte ha spezzato il pane e invitato i fratelli a “mangiare” il Corpo di Gesù? Quante volte, con il suo sorriso, ci ha fatto gustare la gioia di un incontro che ti cambia la vita? Quante volte? Tante, tantissime, infinte volte, ogni giorno! E ricordo, in modo particolare, oltre alle Messe sempre ben curate, ricordo le adorazioni del primo Venerdì a cui lui teneva veramente tanto.

Ho pensato: dove avrà trovato, questo tuo Pastore e servo fedele, la capacità e la saggezza di guardare sempre e nonostante tutto avanti? Ho trovato una risposta lì, nella Passione: “Voi siete – dice Gesù – quelli che avete perseverato con me nelle mie prove.” Ecco, la risposta, ecco dove ha trovato la saggezza: nella perseveranza. Senza perseveranza, non c’è futuro…

E da dove veniva questa perseveranza? Cosa e chi gli avrà dato la forza di rimanere fedele alla sua Vocazione, anche nei momenti più difficili, non ultimi, quelli della malattia? La risposta è chiara: nel raccoglimento interiore e nella preghiera. Martedì scorso, quando sono andato a trovarlo, insieme a don Felice, guardandoci negli occhi e congiungendo le mani, ha detto: datemi una benedizione, pregate per me. Io prego per voi. Mi sono commosso. Ho capito lì, il segreto della perseveranza: le mani giunte, la preghiera.

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Portare a compimento

Sabato scorso, 11 maggio 2019, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Fabio, siamo andati a Bettola, frazione di Pozzo d’Adda, per il solenne ingresso a parroco del nostro don Fabio Coppini.

“Nostro” perché negli anni trascorsi a Saronno è stato amico, padre, fratello, fedele compagno al cammino spirituale di tanti.

Nostro, ma soprattutto del Signore, a cui si è consacrato con il sacerdozio.

E allora ci piace ricordarlo, quando un po’ di nostalgia ci prenderà il cuore, con le parole che abbiamo ascoltato sabato ad inizio celebrazione dal decano:

Dio, che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento.”

Dio lo farà, anzi lo sta già facendo, là dove egli è ora a svolgere il suo ministero.

E lo farà anche con noi. Continuiamo con fiducia il cammino !

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