Domenica, oltre ad essere la Domenica delle Palme, è anche la Giornata Mondiale della Gioventù. Ecco un estratto di “Dio è giovane”, ed. Piemme, il nuovo libro intervista di Papa Francesco, uscito in libreria in questi giorni.

<Sembra che crescere, invecchiare, stagionarsi, sia un male. È sinonimo di vita esaurita, insoddisfatta. Oggi pare che tutto vada truccato, mascherato.

Come se il fatto stesso di vivere non avesse senso. Di recente ho parlato di quanto sia triste che qualcuno voglia fare il lifting anche al cuore! Com’è doloroso che qualcuno voglia cancellare le rughe di tanti incontri, di tante gioie e tristezze!

Troppo spesso ci sono adulti che giocano a fare i ragazzini, che sentono la necessità di mettersi al livello dell’adolescente, ma non capiscono che è un inganno. È un gioco del diavolo.

Non riesco a comprendere come sia possibile per un adulto sentirsi in competizione con un ragazzino, ma purtroppo accade sempre più spesso. È come se gli adulti dicessero: “Tu sei giovane, hai questa grossa possibilità e questa enorme promessa, ma io voglio essere più giovane di te, io posso esserlo, posso fingere di esserlo ed essere migliore di te anche in questo.”

Ci sono troppi genitori adolescenti nella testa, che giocano alla vita effimera eterna e, consapevolmente o meno, rendono vittime i loro figli di questo perverso gioco dell’effimero.

Perché da un lato allevano figli instradati alla cultura dell’effimero e dall’altro li fanno crescere sempre più sradicati, in una società che chiamo appunto “sradicata”.

Qualche anno fa, a Buenos Aires, ho preso un taxi: l’autista era molto preoccupato, quasi affranto, mi sembrò da subito un uomo inquieto. Mi guardò dallo specchietto retrovisore e mi disse: “Lei è il cardinale?”

Io risposi di sì e lui replicò: “Che cosa dobbiamo fare con questi giovani? Non so più come gestire i miei figli. Sabato scorso sono salite 4 ragazze appena maggiorenni, dell’età di mia figlia, e avevano 4 sacchetti pieni di bottiglie. Ho domandato che cosa ci avrebbero fatto con tutte quelle bottiglie di vodka, whisky e altre cose, la loro risposta è stata: “Andiamo a casa per prepararci per la movida di stasera.”

Questo racconto mi ha fatto molto riflettere: quelle ragazze erano come orfane, sembravano senza radici, volevano diventare orfane del proprio corpo e della loro ragione. Per garantirsi una serata divertente dovevano arrivarci già ubriache. Ma che cosa significa arrivare alla movida già ubriache? Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera.

Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione.

La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.

Non dimentichiamoci mai le parole di Gesù: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire ma per servire.” (Mc 10, 43).>

 

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Con quale autorevolezza di Padre ha parlato il Papa nel suo recente viaggio in Myanmar e Bangladesh!

A tal punto che questa volta vi regaliamo l’omelia completa della Messa che ha celebrato il 30 novembre nella Cattedrale di Saint Mary, che trovate qui sotto.

omelia Santo Padre in Myanmar

In ogni tempo, il Signore ci chiama ad essere testimoni autentici, ma se pensiamo al Vangelo “in che modo il Signore manda Sant’Andrea e suo fratello Simon Pietro? «Seguitemi», dice loro (cfr Mt 4,19). Ecco cosa significa essere inviati: seguire Cristo, non precipitarsi in avanti con le proprie forze!”

L’invito è per tutti, non solo per i giovani. Qualunque sia la nostra vocazione: “siate coraggiosi, siate generosi e, soprattutto, siate gioiosi!”

Continua a leggereGiovani, siate quello che volete essere

Papa Francesco ha indetto la 1a giornata mondiale dei poveri. Se guardiamo all’uso delle parole, egli parla di giornata DEI poveri, non per i poveri. Al centro sono loro.

Il “sottotitolo” del messaggio che la Santa Sede ha diffuso è: NON AMIAMO A PAROLE, MA CON I FATTI.

Un esempio di chi ha saputo amare con i fatti?

Il Papa cita San Francesco d’Assisi, che “non si accontento’ di abbracciare e dare l’elemosina ai lebbrosi, ma decise di andare a Gubbio per stare insieme con loro”.

Come si può vivere così?

“Queste esperienze dovrebbero condurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita.

(…) La povertà è un atteggiamento del cuore. (…) San Francesco era testimone della genuina povertà proprio perché teneva gli occhi fissi su Cristo.”

A cosa serve questa giornata?

E’ la frase forte con cui il Papa chiude il suo messaggio: “questa giornata diventi un richiamo forte alla nostra coscienza credente, affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo.”

 

 

Per chi vuole approfondire, ecco il testo completo del Papa
Leggi il Messaggio I giornata mondiale dei poveri 2017.

Continua a leggere19 novembre: 1ª giornata mondiale dei poveri