Forse è passata un po’ sotto silenzio da parte dei media la lettera che Papa Francesco ha scritto ai preti di tutto il mondo lo scorso 4 agosto nella memoria liturgica del Santo Curato d’Ars, che dei nostri sacerdoti è appunto il patrono.
Una lettera lunga, appassionata e bellissima.
Per chi ha la pazienza di leggerla, trova in fondo a questo articolo la versione integrale.
Il Papa incentra la sua riflessione attorno ad alcune parole chiave: dolore, gratitudine, coraggio, lode.
Vediamole una ad una.
Il dolore è quello che il Papa prova per i casi di fratelli vittime di abusi di potere, di coscienza e sessuali da parte di ministri ordinati. Tempo di sofferenza per le vittime, per le loro famiglie, ma anche per tutto il popolo di Dio.
Poi rende grazie per il sì che ogni sacerdote ha detto un giorno preciso nella storia e che perpetua ogni giorno. Un sì la cui portata ha e avrà una trascendenza insospettata; molte volte non saremo in grado di immaginare tutto il bene che è stato ed è capace di generare.
Eterna è la misericordia del Signore e il Papa non si stanca di ripeterlo a tutti i sacerdoti del mondo!
Li invita quindi ad avere coraggio, a non perdersi d’animo perché Dio ci fa ricominciare sempre, guarisce il nostro cuore ferito, ci restituisce la gioia.
Per mantenere il cuore coraggioso serve curare il legame con Gesù, dimorare in Lui, come la vite e i tralci.
E poi un consiglio, che riguarda anche noi: “aumentate e nutrite il vincolo con il vostro popolo. Non isolatevi dalla vostra gente, non rinchiudetevi in gruppi chiusi o elitari.”
Dovete “essere in uscita, camminando a volte davanti, a volte in mezzo, a volte dietro“.
Davanti, per guidare la comunità.
In mezzo, per incoraggiarla e sostenerla.
Dietro, per tenerla unita e far sì che nessuno resti troppo indietro!
Infine la lode. Intonare il canto di lode a Dio, come Maria, che non ci fa mai mancare il vino nella vita e ci aiuta a suscitare la speranza nei nostri fratelli.