Ecco qui la testimonianza di Paolo ed Eugenia, che hanno trascorso nel mese di luglio una settimana con il turno vacanze dei bambini della nostra parrocchia.

Sintesi: un’occasione per fare la Chiesa.

“Una settimana in compagnia dei bambini ci ha permesso di capire cosa significhi stare nella Chiesa e contribuire a costruirla.

Ci è stata chiesta una disponibilità e gratuità totali. Abbiamo servito i bambini a tavola,  pulito i locali, lavato i piatti; abbiamo ascoltato i loro bisogni e li abbiamo consolati nei momenti in cui qualcuno sentiva la nostalgia dei genitori.

Abbiamo potuto vedere all’opera le continue proposte educative di don Federico e di suor Luisa. Quanto lavoro! Quante energie belle spese per loro!
Abbiamo vissuto tutti i giorni la Messa e insieme tutti i giorni abbiamo potuto fare la Comunione; eravamo quindi sempre in compagnia di Gesù e questo ha dato un significato più grande a quello che stavamo facendo, mostrando qualcosa che era molto di più delle nostre capacità.

Bambini e adulti siamo tornati a casa contenti di aver aderito a una grande proposta educativa, che ci ha fatto diventare  più grandi, più consapevoli.“

Paolo ed Eugenia

Continua a leggerePila: costruire la Chiesa

Siamo stati tanti a diventare volontari della Colletta di sabato 24 novembre, promossa come ogni anno da Banco Alimentare.

Ben 145.000 si legge dal sito dell’associazione.

Tanti i volti dei saronnesi, anche della nostra parrocchia, giovani e meno giovani, in campo per dare una mano.

E che hanno regalato sorrisi, condivido fatiche, imparato a collaborare.

Hanno sperimentato  tutto il sapore della gratuità.

Continua a leggereVolti di Colletta

Ieri sera, in oratorio, abbiamo accolto la testimonianza di due giovani, Elisabetta ed Enrico, che ci hanno raccontato della loro esperienza all’Alecrim, associazione di volontariato nata per condividere dei momenti con i ragazzi disabili (soprattutto la domenica, facendoli giocare, cantare, ecc.).

Enrico esordisce con una parola forte, gioia.

Alecrim per me è un luogo di gioia, dove si respira una felicità impressionante e immediata. Passano gli anni, cambiano le persone che si avvicendano nella cura dei disabili, ma l’esperienza che si può vivere è la stessa. “

ci si sente a casa. È un luogo dove il proprio io si apre. E dove il desiderio di un’amicizia vera e reale, (concreta) con il disabile che viene affidato alle proprie cure è possibile.

“Conoscere il proprio disabile porta un fiume di bene dentro la propria vita. L’Alecrim aiuta a crescere, a cambiare.”

Infatti, il modo in cui uno comincia a guardare i disabili a poco a poco cambia lo sguardo verso tutto quello che si vive ogni giorno. Cambia lo sguardo verso i parenti, i colleghi, gli amici.

Cambia il rapporto con tutto, solo se il cuore ha un luogo, un punto dove poter riposare e poter ripartire.

Per Elisabetta ed Enrico questo luogo è l’Alecrim.

E di fronte a situazioni in cui la realtà si oppone, ci fa resistenza, l’unica strada è provare a cambiare se stessi. Più che cambiare gli altri.

Interrogarsi su cosa è dato – in quella occasione – per crescere.

Come è possibile tutto questo? È possibile solo se si percepisce un amore gratuito, una preferenza, uno sguardo buono su di sé e su quello che si è.

E si impara ad essere più umani, ad essere di più se stessi.

E la fede cosa c’entra?

Chi ha fede, chi ha una fede viva, specie tra i ragazzi disabili che aiutiamo, è più pronto, è più forte, vive con più intensità, tutto”. Una vitalità incredibile.

La sorgente segreta di questa felicità è il volto di Gesù.

“Andando all’Alecrim ho imparato a riconoscere il volto di Gesù dentro alle loro facce, come è dentro alle vostre.”

 

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