Bella occasione dal 21 al 29 ottobre nel Salone della Prepositurale per vedere la riproduzione di alcune opere del pittore americano William Congdon. Qui di seguito alcuni spunti per conoscerlo.

VITA: MOMENTI ESSENZIALI

Congdon nasce nel 1912 da famiglia benestante e raggiunge il successo come pittore negli anni ’50.

La sua vita ha una prima svolta nel 1945; è uno dei primi ad entrare nel campo di concentramento di Bergen Belsen per portare soccorso ai superstiti. Ne resta profondamente colpito.

Dopo alcuni anni a New York, torna in Europa, in Italia, e, a Venezia, lo splendore puro della città, fatta di luce e acqua, lo seduce al punto da far spazio nel nero dei primi dipinti ad un disco di luce.

Per lui comincerà un percorso che scava dentro la sua irrequietezza, dentro la sua ricerca di felicità, e che lo porta alla conversione al cattolicesimo nel 1959.

CONVERSIONE: LA VERA SVOLTA

“Una conversione, non di quelle spettacolari, quelle dipinte dei grandi pittori (La chiamata di Levi-Matteo, La caduta di Saulo-Paolo da cavallo). È il percorso del Nicodemo del Vangelo“, così lo definisce il professor Sergio Beato alla serata di presentazione della mostra.

Un percorso che dura vari anni, quello di Nicodemo, uno dei membri del sinedrio, che va a trovare Gesù di notte, resta affascinato  dalle sue parole, e in qualche modo queste lo segneranno dentro, al punto che sarà presente alla deposizione del Signore.

William Congdon ha ‘combattuto’ forse allo stesso modo di Nicodemo, tra la lealtà a ciò che aveva visto e lo scetticismo di una società dove la fede cristiana veniva meno.

L’OSSESSIONE DEL CROCIFISSO

Il crocifisso diverrà la sua ossessione. Ne dipingerà più di 200.

In essi, la testa del Cristo è sempre reclinata, su un abbozzo di corpo. Non si intravede mai un volto, perché lo spettatore non si distragga.

Il volto del Cristo ha il volto di tutta l’umanità sofferente, che egli vede nelle periferie esistenziali del mondo.

DAI SUOI SCRITTI

“La nascita dell’opera d’arte è come il miracolo della conversione cristiana: è opera di un Altro.”

“L’artista deve morire per partorire le cose afferrate in lui e diventate immagine, mentre il cristiano deve “morire” per essere ripartorito da Cristo.”

“Sacra è l’arte di quell’uomo che apre con la sua bellezza al mistero della vita, fino a Dio.”

“Il Crocifisso non mi interessa come soggetto religioso da rappresentare, ma come dimensione di vita che sfocia nel segno della morte e risurrezione di Cristo. La strada, una qualsiasi, è sempre Cristo.”

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