“Covava, covava, non la smetteva più. Sembrava che nella vita non avesse mai fatto altro. Così, di colpo. Una mutazione irreversibile.
Prima uno è una persona normale, va e viene, lavora, scola la pasta, prende il treno, compra il tonno al supermercato, sprimaccia i cuscini di piuma, fa body-building: cose normali insomma.
E poi di colpo…cova!
Poi nient’altro, tutto azzerato, il mondo se n’é andato da un’altra parte e uno se ne rimane lì, con quell’unica cosa da fare: covarsi le sue quattro uova.”
Siamo in quarantena un po’ tutti, chi perché malato, chi perché positivo o ha avuto contatti con positivi, chi per scelta. E il tempo scorre, inesorabile. Siamo in cura.
Sì, come è stato già scritto, siamo in cura, non in guerra. Siamo dentro alla possibilità di curare le nostre e altrui ferite, attraverso il farsi prossimo, attraverso l’umiltà, l’ascolto, l’aiuto, il conforto. Attraverso la pazienza, la costanza, la fedeltà alle piccole cose.