“Covava, covava, non la smetteva più. Sembrava che nella vita non avesse mai fatto altro. Così, di colpo. Una mutazione irreversibile.
Prima uno è una persona normale, va e viene, lavora, scola la pasta, prende il treno, compra il tonno al supermercato, sprimaccia i cuscini di piuma, fa body-building: cose normali insomma.
E poi di colpo…cova!
Poi nient’altro, tutto azzerato, il mondo se n’é andato da un’altra parte e uno se ne rimane lì, con quell’unica cosa da fare: covarsi le sue quattro uova.”

Siamo in quarantena un po’ tutti, chi perché malato, chi perché positivo o ha avuto contatti con positivi, chi per scelta. E il tempo scorre, inesorabile. Siamo in cura.

Sì, come è stato già scritto, siamo in cura, non in guerra. Siamo dentro alla possibilità di curare le nostre e altrui ferite, attraverso il farsi prossimo, attraverso l’umiltà, l’ascolto, l’aiuto, il conforto. Attraverso la pazienza, la costanza, la fedeltà alle piccole cose.

Continua a leggereCovare

“L’attesa è stare con il naso schiacciato contro una vetrata.
Tutto normale. Solo che, avendo imparato la gioia dell’attesa, ogni tanto la gente, in qualunque momento e in qualunque luogo si trovasse, tirata fuori la sua vetratina. Se l’appiccicava al muso e si godeva l’alto e vaporoso che il fiato formava sul vetro, rimanendo così, in lieta attesa.

Allora il mondo si fermava di nuovo ma, con l’invenzione delle vetratine tascabili, si fermava di meno, in modo non così evidente, diciamo con maggior discrezione.

Certo è che si fermava comunque un po’, era inevitabile ormai, (…) ma non era poi così grave, anzi: che il mondo cominciasse a rallentare sembrò, almeno ad alcuni, persino una cosa buona.” (E se covano i lupi, P.Mastrocola)

Ma noi, questo tempo di attesa, come lo stiamo vivendo?
Siamo in Quaresima, non in Avvento, eppure ci è chiesto di attendere: i dati delle 18.00 emanati dalla protezione civile, il nostro turno in fila per entrare al supermercato, il riavvio del pc dopo che la connessione è caduta perché non abbiamo la fibra, ecc.

E il Signore? Stiamo aspettando di fare la Pasqua con Lui?

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Secondo la tradizione, nell’antichità si accendeva un cero e si lasciava bruciare per tutta la notte della Vigilia in simbolo dell’attesa di Gesù.

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”

Vi invitiamo, nelle case della nostra città, la sera della Vigilia di Natale, a mettere un lume alla finestra.

E’ segno di quella speranza della notte santa che da cristiani desideriamo condividere e annunciare a tutti con semplicità.

Alle h. 19.45 su Radiorizzonti FM 88 o in streaming su www.radiorizzonti.com ci ritroviamo per un momento di preghiera col Prevosto, che ci guiderà in questo gesto.

 

Continua a leggereLume dell’attesa