Immerso nel vortice della vita, risuona ancora nel globo intero l’annuncio della tua nascita.
Mi raggiunge, bisognoso dell’innocenza della tua presenza, che sveli l’inedito della mia identità e destino, così d’ogni altro.
Bisogno inappagato di conoscerTi, per comprendermi e vivere donandomi, oggi è sempre, nuovo.
Silenzio… poi uno sguardo timido, quasi furtivo, sull’evidenza dell’evento: la Tua famiglia umana!
Sì, con Maria e Giuseppe, fonte sicura per le Tue e nostre Origini e Fine: “Non abbiate paura! È il Figlio dell’Altissimo…!” riecheggia ancor oggi l’Artefice divino.
Così nel cuore, prima che nel grembo si dispiega il mistero dell’Eterno nel tempo, dell’incalcolabile grandezza nella fragilità della creatura, dell’infinita bellezza nel fascino del candore di un bimbo.
Come vorremmo udire dalla vostra voce, umili genitori, le divine Origini del Nazareno a Betlemme nato.
O Madre, quale esondazione di grazia, sperimentare nella fisicità del corpo la trasformante Presenza dell’Unigenito Figlio!
Giuseppe, promesso sposo, testimone provato della fecondità dello Spirito nel sì nuziale della tua sposa.
Maria, da te osiamo una parola umana che squarci il silenzio sulla divina dimora nel tuo grembo.
Vergine madre sposa, nel dono accolto della comunione ecclesiale, in te e nella tua famiglia – così spero in ogni altra – scopriamo la memoria delle Origini e la profezia della gloria futura: donde rifulge paternità e senso di ogni identità iscritta nel segno della nostra carne e relazione ad immagine di quel “corpo” regale apparso nella mangiatoia della Vita.
(Padre Antonio Santoro)