Il 27 gennaio scorso si è svolto a Milano, presso l’Istituto dei Ciechi l’ormai annuale appuntamento dell’Arcivescovo con gli operatori della comunicazione. Alcuni spunti, utile memo anche per chi aggiorna questo nostro sito.
Secondo Delpini il giornalismo dev’essere capace di promuovere e comunicare il bene.
Capace di mettersi in gioco, con competenza, certo, e chiedendosi sempre a chi è rivolta l’informazione.
“Siamo narratori di realtà o fotografi dell’attimo, che vedono solo una tessera del mosaico, ma non oltre?”, è provocatoria la domanda di Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.
“Forse ci manca il senso del racconto, per proporre la nostra lettura dei fatti. Siamo diventati degli eremiti sociali”.
E’ così che, nel cambiamento d’epoca in atto, ci auguriamo che restino la curiosità e la sincerità nella ricerca, il ricordo del fatto che la conoscenza umana è limitata, la voglia di far comprendere la propria posizione.
Infine rivolto agli studenti delle scuole di giornalismo presenti Delpini ripete con forza:
“Se la comunicazione si riduce ad essere un prodotto da vendere è logico che il prodotto sarà banale. Ma se è un bene comune, cioè contribuisce al bene di stare insieme, serve competenza.
Una competenza che non sia solo tecnica, ma che, comprendendo il giornalismo come servizio al bene comune, si faccia consapevole di cosa sia questo bene.
Incoraggio le scuole di giornalismo ad integrare competenza con coscienza.”
E ancora:
“Non pensate che, appena finite l’università, avrete una scrivania e scriverete un articolo memorabile. Sviluppate piuttosto quella intraprendenza intelligente e sobria che non si aspetta subito il guadagno, ma che credere nelle sue risorse e cerca di metterle a frutto. Siete giovani, bravi, intelligenti, preparati bene: cercate di cambiare questo mondo.”