Un gruppo di giovani amici, che già condivide l’esperienza del volontariato in Casa di Marta, risponde alla proposta di don Fabio per il giorno dopo il Santo Natale: andare a trovare i senzatetto in centro a Milano. Ecco il racconto di quanto hanno vissuto.
26 Dicembre 2018: a Milano, alle 21.30, in Piazza Duomo.
LA SCENA
Fa freddo, la piazza è quasi vuota, i pochi passanti camminano svelti, desiderosi solo tornare di casa a scaldarsi. Uniche fonti di luce e di vita le vetrine. E noi subito colpiti da un forte contrasto: vetrine dei negozi addobbate a festa e davanti i senzatetto che sistemano le loro coperte per la notte.
L’AZIONE
Siamo qui questa sera per incontrare i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che assiste i senza dimora. Con 5 zaini, 4 panettoni e 41 pacchetti di biscotti da donare, ci dirigiamo al punto d’incontro. Siamo convinti che con quel che portiamo, beh, “possiamo considerarci dei bravi ragazzi.”
Ed ecco la sorpresa: in Corso Vittorio Emanuele II, chiunque non scommetterebbe due centesimi su quel piccolo gruppo di volontari, venti persone al massimo, con solamente un tavolo per mangiare e una chitarra per cantare, decisi a condividere il proprio Natale con chi il Natale l’ha festeggiato solo con se stesso. Le uniche cose che hanno da offrire: una tazza di tè, una fetta di panettone, una coperta e, soprattutto, un po’ di compagnia. Con loro, divisi in gruppi, andiamo verso i senzatetto per chiedere loro se vogliono unirsi a noi. Chi risponde di si, chi dice di no. In alcuni la rassegnazione è tale da reagire con ostilità anche ai più piccoli gesti di aiuto o vicinanza…
Altri ci accolgono con simpatia, grati per il semplice fatto di aver visto qualcuno che porta interesse per loro. Molti dei senza dimora hanno voglia di raccontare la loro storia, quello che hanno fatto nella vita precedente, il lavoro che facevano, la famiglia, ecc. Ci parlano di come vivono ora e della solidarietà e dell’amicizia che li lega: “oggi tu aiuti me, io domani aiuto te”.
LA SCOPERTA
Essere consapevoli di vivere una condizione umana debole e svantaggiata non significa povertà culturale: in molti c’è intelligenza e voglia di pensare in modo positivo al futuro. La miseria che vivono non li porta ad accontentarsi di sopravvivere, ma li spinge a vivere con dignità la loro condizione.
Ci accorgiamo di tutto questo grazie ai volontari della Comunità Giovanni Paolo II che ci accompagnano. Si fanno chiamare unità di strada, ogni settimana girano per il centro, cercano i senzatetto per farsi presenti nelle vite di chi dorme sotto i portici, dietro le colonne, o sopra gli impianti di areazione della metro.
Il freddo dell’inverno milanese si fa sentire e al di là delle storie di ognuno, adesso queste persone hanno una cosa in comune: hanno freddo.
Mai avremmo pensato di riuscire a fare festa così, di chiedere a ciascuno di loro di entrare nella festa, perché fossero loro a fare grande la nostra festa.
Quanti volti, quante storie, un’immagine ci torna in mente, tra tante: un senzatetto che vicino alle sue coperte aveva sistemato un alberello di Natale con a fianco un biglietto con la scritta Tanti auguri.
“Mi è venuto in mente che devo impegnarmi di più nello studio perché non tutti hanno le nostre possibilità, che devo apprezzare di più la mia famiglia e i miei amici, perché sono doni davvero grandi” dice uno di noi sulla strada verso casa.