Pubblichiamo qui il testamento spirituale di don Pasquale Colombo
Dopo aver vissuto tante esperienze, dopo aver fatto tanti incontri di persone, dopo aver avuto la fortuna di contemplare le meraviglie del Creato, sono curioso di iniziare l’esperienza totalmente nuova e inimmaginabile di risorto e di vita, faccia a faccia, con la Trinità Santa, con l’infinita compagnia degli angeli, dei Santi e di tutti i “residenti nella Gerusalemme celeste”.
La preghiera che inizia con “L’eterno riposo” e certe affermazioni della Liturgia dei defunti sembrano far intravedere che tutta l’esplosione della vita e la beatitudine unica che ci ha promesso Gesù siano rimandabili alla fine della storia.
Ma io spero che non sia così, ma che tutto cominci dopo il passaggio dalla vita su questa terra alla vita dei risorti.
Se mi sarà consentito farvi una “soffiata”, lo farò sapere a qualcuno.
Scorrendo, velocissimo, l’arco della mia vita su questa terra, riconosco che, come uomo, come presbitero, come fratello, come amico, avrei potuto fare di più e meglio.
Ci sono state diverse omissioni. Mi affido alla misericordia di Dio e alla bontà di quanti ho deluso, ho trascurato, o magari anche ho scandalizzato.
Chiudo la mia vita senza rancori con nessuno. Ringrazio quanti (familiari, amici, preti, fedeli) mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato a crescere.
Mi riprometto di … non stare in ozio in Paradiso; soprattutto mi farò avvocato e intercessore per quanti meritavano più attenzione e più aiuti.
A tutti rinnovo l’esortazione che ho continuamente ripetuto: “Quello che conta è amare”.
E a tutti auguro: Arrivederci, a ritrovarci nella Gerusalemme celeste!
(don Pasquale Colombo)