Pinocchio: un personaggio scomodo, a tratti fastidioso…forse perché’ parla di noi.
Ci mette in discussione.
Noi e la nostra vita.
Ieri sera il primo incontro di un cammino, dentro alla esperienza di lettura che ciascuno di noi ha fatto con “L’avventura di Pinocchio” di Franco Nembrini.
Cammino che ci rimette davanti alcune domande chiave, a cui Nembrini in alcuni casi proverà a suggerire una risposta.
Grazie agli spunti di Roberto, Maurizio e Roberto ve ne offriamo 3:
1. La partenza è la realtà: come fanno (o dovrebbero fare) mastro Geppetto e mastro Ciliegia. Nell’affrontare le vicende della vita, cosa vuol dire per noi partire dalla realtà?
Di fronte alla vita, ciascuno fa dei progetti, insegue degli obiettivi, è giusto…ma lo scarto della vera riuscita sta tra chi vede solo il suo progetto, convinto di poter far tutto e se qualcosa va storto, la colpa è sempre di qualcuno, così che alla fine diventa un arrabbiato della vita, e chi invece è disposto a modificare il suo piano, a fidarsi di ciò che accade, a guardare più in là.
2. Certo le tentazioni non mancano, il male, il peccato ha sempre un volto affascinante. L’uomo senza un sostegno e’ debole. Debole anche di fronte alla questione della giustizia.
Ha una sete inestinguibile di giustizia, ma la sua giustizia e’ sempre imperfetta, finanche ingiusta.
Cosa vuol dire allora la ricerca della giustizia? Che ricerca di senso c’è dietro?
3. L’uomo che scivola nel peccato e che si allontana dalla casa del Padre, come Pinocchio, che pensa di poter fare tutto da se’, cade sempre più verso il nulla.
Conosce la notte e finisce per scambiare certi aspetti come idoli; povero illuso (!), e, senza più un padre, finisce per avere un padrone. Nella sua caduta, al massimo grado, l’uomo può arrivare anche all’autodistruzione, come il Pinocchio di Collodi che si addormenta vicino al fuoco (il sonno della ragione) e gli bruciano i piedi.
Che idoli abbiamo nella nostra vita?