Abbiamo celebrato nelle scorse domeniche le cresime e le comunioni dei nostri ragazzi.
Anzitutto tanti auguri a loro! Li accompagniamo con la preghiera.
E poi li ringraziamo, perché dentro a questo tempo difficile, ci stanno insegnando qualcosa di importante.
I ragazzi che hanno ricevuto la cresima e la comunione appartengono alla “generazione zeta”. Il loro approccio è rovesciato rispetto a quello degli adulti di oggi. Le nuove generazioni “usano” le cose e usandole imparano le istruzioni…
Fanno esperienza e poi risalgono ai principi.
È il mondo di oggi, e noi stiamo imparando, volenti o nolenti, questo stile. Proprio a causa della pandemia.
Ogni giorno, vivendo, capiamo come affrontare il giorno dopo, senza istruzioni predefinite.
Questo comporta che ci troviamo a decidere cose che prima davamo per scontato. Che facevamo perché le facevano tutti.
Tra queste: la Messa della domenica, il battesimo e appunto la Cresima e la prima Comunione dei nostri figli.
Abbiamo provato cosa significa non averle, essere senza per mesi. Ora proviamo cosa significa viverle con delle attenzioni necessarie e che in parte modificano quel che viviamo.
Faccio fare la Cresima e la prima Comunione a mio figlio adesso in queste condizioni o preferisco aspettare un tempo più favorevole da tanti punti di vista?
Dei nostri 84 ragazzi di prima media, 58 hanno scelto di vivere la Cresima il 31 ottobre e il 1º novembre, gli altri la vivranno nei prossimi mesi.
Abbiamo celebrato la Prima Comunione dei ragazzi di quinta, saltata a maggio; delle 59 famiglie che si stavano preparando, 18 hanno deciso di viverla adesso, scegliendo di dare ai loro figli già ora e quindi poi a Natale e a Pasqua la possibilità di vivere in modo pieno l’Eucaristia.
Queste celebrazioni in questo tempo sono state proprio singolari. La Cresima perché alla celebrazione hanno potuto partecipare solo le famiglie e i padrini. La Comunione perché il numero dei ragazzi era proprio piccolo.
Ma davvero tutti hanno potuto constatare che questi momenti sono stati intensi, partecipati, vissuti bene, capaci di indicare l’essenziale.
E questo è l’insegnamento più prezioso.