San Giovanni Paolo II – di cui lo scorso 18 maggio abbiamo ricordato i 100 anni dalla nascita – ebbe a dire:

Non ci sarà fedeltà se non si troverà nel cuore dell’uomo una domanda per la quale solo Dio è la risposta.

Ecco, in questa fase 2, che poi diventerà fase 3 e chissà cos’altro, spesso noi adulti siamo concentrati sul come; come faremo a riprendere il lavoro, come potremo andare in vacanza, ecc.

Invece dovremmo guardare alla domanda che si fanno sempre i bambini, ben più potente e radicale: perché?

È la domanda che ci è data in dote quando veniamo al mondo, è il riflesso del nostro essere creati a immagine e somiglianza di Dio. È la vera espressione della nostra natura di uomini, chiamati alla vita per scoprirne l’origine, il senso, il destino.

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“Desiderio della Messa, immaginando il possibile”; si intitola così la lettera che ha inviato a tutte le parrocchie della nostra diocesi mons. Mario Antonelli, il vicario episcopale.

E in un passaggio chiave dice:

“Mentre cantavamo l’Alleluia pasquale in chiese vuote e in case liete, mentre sentivamo dire di Fase 2 e sognavamo il Pane di nuovo spezzato e condiviso, Papa Francesco scriveva:

È urgente discernere e trovare il battito dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, a dinamiche che possano testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare in questo momento concreto della storia.”

Pensiamoci, adesso che ci apprestiamo a ritornare nelle nostre chiese…

Continua a leggereNuova immaginazione del possibile

Stasera, alle 21.00, dal Santuario di Caravaggio la preghiera del Santo Rosario e l’atto di affidamento a Maria, proposto dalla Chiesa Cattolica.

Preghiamo per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, per chi si occupa dell’ordine pubblico e della sicurezza.

Invochiamo Maria; non c’è lacrima che tu non asciughi, non c’è speranza che in te non fiorisca, non c’è festa a cui tu non sorrida.

Si potrà seguire anche da Radiorizzonti FM88.

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Pasqua speciale quest’anno, Pasqua in cui le nostre case sono diventate chiese. Come ricorda il Catechismo, “la famiglia cristiana è la chiesa domestica dove i figli di Dio imparano a pregare”. Ascoltiamo cosa è successo in una delle famiglie della nostra comunità. Ecco la testimonianza di Norma e Stefano.

Famiglia chiesa domestica. Questa frase ci ha messo in discussione e forse mai come in questo periodo, è diventata insieme profezia e stimolo per la nostra vita.

Il lockdown ha cambiato le abitudini in tante famiglie. La routine quotidiana è stata ri-organizzata: non più il treno da non perdere o la campanella che suona a dettare i tempi, ma il webinar online o la videolezione da seguire.

Questo per quanto riguarda il lavoro e la scuola; ma per quanto riguarda la nostra fede? Come è cambiato, nelle nostre famiglie, il modo di vivere la propria fede?

Come famiglia non ci siamo sentiti abbandonati e lasciati soli a reinventarci, per così dire, un modo diverso di vivere la nostra fede: i suggerimenti e le proposte fatte dalla diocesi e dalla nostra comunità pastorale sono state di stimolo per rimboccarci le maniche e cercare di rispondere ad una semplice domanda: “come vogliamo vivere il nostro essere cristiani in questo periodo di quarantena?”

La Messa domenicale è rimasta sicuramente il centro della nostra settimana, ma abbiamo vissuto questo appuntamento forse in maniera più consapevole; la preparazione del nostro altare domestico  ha aiutato ad entrare nel clima di preghiera ed ogni gesto fatto ha acquistato un significato preciso: dal raccogliere nel giardino i fiori da mettere nel vaso all’accendere la lampada e mettere l’icona della famiglia intorno al portatile che è diventato la nostra finestra sull’altare della Prepositurale.

Forse è stata proprio questa una delle belle scoperte di questa situazione COVID-dipendente: il valore e il senso di quei gesti liturgici, che sono diventati automatici e, forse per questo, hanno perso un po’ di spessore … e così abbiamo pensato di riprodurre, sotto l’ulivo dell’UNITALSI trapiantato dal nonno, i segni del nostro Triduo Pasquale: la pagnotta fatta in casa e la brocca dell’acqua con l’asciugamano, la croce, la luce della lampada ad olio.

Anche i momenti di preghiera quotidiana hanno acquistato uno spessore diverso in questa Quaresima: il sussidio dell’ACR insieme ai 10 minuti online con don Federico e Massimo, i videomessaggi di don Denis e di don Federico, sono diventati spunto per una riflessione personale e familiare a partire dalla Parola.

Ma una cosa ci ha sorpreso e stupito sopra tutte: il desiderio, soprattutto da parte di Silvia e Laura, le nostre figlie, di raccogliersi in una preghiera silenziosa, in un dialogo tutto personale con il Padre.

Questo è quanto è successo nella nostra famiglia, ma abbiamo visto ed ascoltato esperienze simili da parte di altre famiglie della nostra diocesi.

Parafrasando le parole del nostro Arcivescovo all’inizio dell’anno pastorale, la situazione di questa quarantena sta diventando occasione propizia per crescere e maturare nella fede, un’occasione perché le famiglie diventino consapevoli di essere un “luogo teologico” privilegiato.

Norma e Stefano

Continua a leggereFarò Pasqua da te

“Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva.” (Mt 28, 6)

Non dobbiamo smarrire il ricordo che il sepolcro era vuoto…!

Serve che il sepolcro sia vuoto per poter restare disponibili ad un inedito di Dio: quell’inedito che anche Gesù sperava e intuiva, ma senza poterlo immaginare; e che riassumeva dicendo di fidarsi che il terzo giorno resta nelle mani di Dio – non come un computo di ore, piuttosto come un tempo indeterminato, di cui però si è certi che verrà, perché ci si fida di chi ci ama.

Questo è il farsi presente di Dio; non sappiamo cosa ci riserva la vita, però sappiamo che Dio troverà il modo per starci accanto e farsi vicino.

Il Risorto è meglio se non lo immaginiamo; immaginandolo o aspettandolo potrebbe magari farci sentire più sicuri,  ma riduciamo le possibilità di riconoscerlo.

Forse meglio provare ad imparare ad attenderlo.

Sorridendo alla possibilità che ad ogni riconoscimento magari subito scomparirà (ma non scomparirà la gioia), e sentendo che anche senza riconoscerlo comunque ci è vicino.

Continua a leggereRiconoscerlo

Tempo di Pasqua.

Chi o cosa cercavamo non c’è più o non sarà più come lo cercavamo, o come lo avevamo conosciuto.

Il sepolcro vuoto tuttavia, non scarta, anzi ci suggerisce, la possibilità di qualcos’altro, di cui ancora non sappiamo – che proprio quel vuoto ci dice che potrebbe essere.

Ma non è al sepolcro che lo si risolve. Quella mattina, ci dicono i Vangeli, le donne abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande’, corrono altrove, dagli amici.

Confuse e però rimesse in movimento. Vanno dagli amici per raccontare loro quello che hanno visto, o meglio, quel che non han trovato.

La Chiesa ci fa compagnia davanti a questo sepolcro vuoto. Il vuoto è il segno della resurrezione. Il movimento nel mondo è ciò che – ieri alle donne, oggi a noi – ci è chiesto.

Qui sotto anche l’informatore unico per tutta la comunità, con le indicazioni per vivere questo periodo.

Continua a leggereNon al sepolcro, ma per le strade del mondo

Sabato 25 aprile alle 18.15 verrà celebrata una S.Messa nella chiesa Prepositurale, senza partecipazione di popolo. Un modo forte, dentro alla liturgia Vigiliare, per ricordare tutti i defunti di questo periodo.

Continua a leggereRicordiamo i nostri cari…

“Covava, covava, non la smetteva più. Sembrava che nella vita non avesse mai fatto altro. Così, di colpo. Una mutazione irreversibile.
Prima uno è una persona normale, va e viene, lavora, scola la pasta, prende il treno, compra il tonno al supermercato, sprimaccia i cuscini di piuma, fa body-building: cose normali insomma.
E poi di colpo…cova!
Poi nient’altro, tutto azzerato, il mondo se n’é andato da un’altra parte e uno se ne rimane lì, con quell’unica cosa da fare: covarsi le sue quattro uova.”

Siamo in quarantena un po’ tutti, chi perché malato, chi perché positivo o ha avuto contatti con positivi, chi per scelta. E il tempo scorre, inesorabile. Siamo in cura.

Sì, come è stato già scritto, siamo in cura, non in guerra. Siamo dentro alla possibilità di curare le nostre e altrui ferite, attraverso il farsi prossimo, attraverso l’umiltà, l’ascolto, l’aiuto, il conforto. Attraverso la pazienza, la costanza, la fedeltà alle piccole cose.

Continua a leggereCovare

Pasqua è suono di campane, annuncio di passione e di gioia. Per questo le Parrocchie di Saronno hanno deciso di suonare insieme: le strade sono silenziose, le chiese vuote, ma la Pasqua si celebra ugualmente a Saronno, attraverso le dirette delle celebrazioni su Radiorizzonti InBLu e attraverso il suono delle campane della città all’unisono. E’ stato deciso questo segno perchè le campane possano essere un segno di speranza per tutti anche nelle difficoltà di questi giorni. Le campane scandiranno insieme in città i momenti del Triduo pasquale di giovedì, venerdì, sabato santo e della domenica di Pasqua. Così  il Giovedì santo suoneranno alle ore 17,45 per annunciare la celebrazione della Cena del Signore delle 18 in diretta su Radiorizzonti InBLu. Il Venerdì santo alle ore 14,45, per annunciare l’inizio alle 15 della celebrazione della Passione in diretta radiofonica.  Alle ore 15,20  segnaleranno la morte del Signore Gesù. Dalla passione alla risurrezione di sabato tutte le campane, come tradizione, taceranno. Torneranno a suonare a festa all’unisono Sabato santo alle ore 18.45, per l’annuncio della Risurrezione.Domenica di Pasqua suoneranno in tutta Saronno alle ore 9,45, per annunciare la celebrazione della Messa di Pasqua delle 10 in diretta dalla Prepositurale.
Le campane della Prepositurale, che annunceranno la morte e la Risurrezione di Gesù, suoneranno però nel momento stesso in cui, durante la celebrazione trasmessa per radio, si arriverà a rivivere tale momento nella liturgia.

Continua a leggereLE CAMPANE DI SARONNO: all’unisono per scandire il triduo pasquale