Dopo il fine settimana in cui ci si concede qualche ora di sonno in più, il lunedì, per tanti, è dura. Il dovere della scuola o del lavoro chiama. Ma spesso lo viviamo con fatica.

Invece, il lunedì è bello perché tutto ha la possibilità di ricominciare.

Ogni lunedì della nostra vita inaugura una settimana di “opere e giorni”, come il titolo dell’opera del poeta antico Esiodo. Egli scriveva di epica e chi ricorda gli studi dell’Odissea, dell’Iliade e di altri poemi ha in mente la scena immancabile del concilio degli dèi, che dall’alto sulle nubi decidevano la sorte di uomini e battaglie.

I nostri lunedì acquistano senso se traggono forza e origine da uno sguardo dall’alto, lo sguardo di un Dio provvidente e previdente.

Solo così il lunedì diventa l’attacco giusto per suonare un pezzo meraviglioso.

Un lunedì che dà tono e ritmo se affonda le sue ragioni in quel benedetto riposo domenicale, che per i cristiani ha il suo cuore nella Messa.

Sì, perché se il sipario si alza, non possiamo improvvisare a suonare ..se non ci siamo fermati alla fonte vera, dove impariamo anzitutto ad amare.

Fermarsi ad amare…per amare sempre.

Amare h.24 e 7/7, su qualsiasi palco, la scuola, la casa, il lavoro.

Buon lunedì.

Continua a leggereAmare il lunedì

L’omelia di don Fabio scuote, questa domenica; il Vangelo è quello ‘del fariseo e del pubblicano’.

Farisei: quelli che fanno cose giuste, che si credono perfetti, sanno bene la legge e cercano di applicarla. Al contrario i pubblicani: i corrotti, che cercano sempre il proprio interesse, un po’ faccendoni, diremmo oggi, i mafiosi.

Però….

Però forse un po’ farisei lo siamo tutti, quando abbiamo quell’intima presunzione di sapere tutto e di essere i soli ad essere giusti davanti a Dio (e ci facciamo belli davanti a Lui).

Farisei siamo, quando pensiamo di essere a posto. Ma nella preghiera…la verità di noi viene fuori. E il Signore, se ne accorge!

Dobbiamo essere umili. Umili cioè veri.

Don Fabio suggerisce allora di imparare questo:

  • fare opere buone
  • riconoscere di essere piccoli, dire al Signore che chi sta davanti a noi o a fianco è meglio di noi e noi siamo piccoli. Dio saprà poi fare grandi cose, perché vede un cuore umile.
Continua a leggereUmili perché veri

Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare, come ricorda l’antico libro di Qohelet.

Come ogni anno arriva la leggerezza del carnevale che poi sfocia nel periodo di Quaresima.

Festeggiamo anche noi, all’oratorio, sabato 17 febbraio.

  • Ritrovo: alle 20.00 per la cena. Ci sarà un primo piatto caldo e le frittelle. Ciascuno porta un secondo e qualche bibita, da condividere insieme. A seguire giochi, gara di maschere e canto.
  • Quota: 8 € (adulti) e 5 € (bambini fino alla 1ª media).
  • Iscrizioni: al bar dell’oratorio entro giovedì 15.

Vi aspettiamo!

Anche per il cristiano, non è sempre tempo di penitenza.

C’è anche un tempo per ridere, un riso schietto, aperto, che fa cadere le maschere. Serena leggerezza che ci introduce poi alle ceneri e alla Quaresima. Un tempo di “ricentratura” in se stessi.

 

Continua a leggere“C’è anche un tempo per ridere”

“IL DOLORE, SE CONDIVISO, SI DIMEZZA. LA GIOIA, SE CONDIVISA, SI RADDOPPIA” (Tommaso d’Aquino)

Questo lo slogan della XVIII Giornata del Farmaco che si terra’ sabato 10 febbraio.

Di dolore è pieno il contesto del nostro vivere. Paesi interi, poco distanti,sono stritolati dalla guerra, mentre da noi la divisione si è estesa a tutte le forme della convivenza: in politica, sul lavoro, persino nei rapporti personali.

Certe volte, sembra che l’odio abbia vinto. E, invece, c’è una grande voglia di ricominciare.

Ci sorprende, quando la scorgiamo in noi stessi.

Il male non può vincere, perché ciascuno di noi vuole essere felice.

Il Banco Farmaceutico è nato così, dalla scoperta di questa forza antica e misteriosa, che costituisce gli uomini e li rende fratelli.

Proviamo a fare del bene, perché cerchiamo la felicità. Condividiamo il bisogno perché la comunione con gli “ultimi” allevia anche il nostro dolore.

La carità è un componimento gioioso che rallegra chi la compie. Oggi è più chiaro, perché la precarietà che attraversa il nostro tempo restituisce alle cose un valore prima nascosto.

Partecipare alla Giornata di Raccolta del Farmaco aiuta a leggere la realtà secondo la speranza di una prospettiva buona.

Continua a leggereSabato 10 febbraio: giornata di raccolta del farmaco

“Come posso io, non celebrarti vita? Oh, vita, oh, vita…”

Un inno alla vita, canta Jovanotti nella sua ultima canzone.

“Ascolto le storie, disposto a crederci un po’, che siamo figli di qualcuna….il resto è tutto da fare”.

Ciascuno è frutto di una storia; e ogni storia è una storia d’amore, per citare il titolo dell’ultimo romanzo di uno scrittore che piace tanto anche ai ragazzi.

Il resto però è il compito della vita. Frutto di una scoperta, non di una scelta a priori.

“Non sono qui per il gusto, per la ricompensa, ma per tuffarmi da uno scoglio dentro all’esistenza.”

Vivere… e non vivacchiare.

Dentro alle pieghe di ogni giorno, dentro agli occhi di chi ci guarda, dietro alla voce di chi ci parla.

Continua a leggereCome posso io ….

Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca: a scriverla saranno gli elettori e, successivamente, i partiti e il Parlamento.”

Non so quanti lo ricorderanno, ma sono le parole dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

“Mi auguro un’ampia partecipazione al voto e che nessuno rinunzi al diritto di concorrere a decidere le sorti del nostro Paese.”

Qui ripete con due espressioni lo stesso concetto: partecipare al voto.

Non possiamo vivere nella trappola di un eterno presente, quasi in una sospensione del tempo, che ignora il passato e oscura l’avvenire, così deformando il rapporto con la realtà.”

Essere presenti nel qui e ora, con un’attenzione focalizzata ad un impegno nel presente, dentro tuttavia ad una storia, anche ad una tradizione, con delle radici. E che si alimenta di visione del futuro. Perché spera.

Questo articolo è il primo che proponiamo. Per chi volesse leggerlo per intero, lo trova a questo link.

Continua a leggereNon possiamo vivere nella trappola di un eterno presente

Domenica 4 febbraio è la Giornata per la Vita

Ecco il messaggio del Consiglio Episcopale Permanente

L’amore dà sempre vita”: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”.

Vogliamo porre al centro della nostra riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.

Formati dall’Amore

La novità della vita e la gioia che essa genera sono possibili solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta nella preghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv. 16,24).

La grazia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cfr. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come insegnano i sapienti di Israele: «Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’esistenza “critica”, abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo:

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cfr. Fil 2,5-6). Timore del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli al modo di Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vangelo della vita, buona notizia, capace di portare la gioia grande, che è di tutto il popolo (cfr. Lc 2,10-13).

Il lessico nuovo della relazione

I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).

Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni relazione.

Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità.

Il credente, divenuto discepolo del Regno, mentre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca risposte di verità.

In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui (cfr. Mc 3,14; Gv. 1,39) lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva.

La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo.

Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.

Continua a leggereIl Vangelo della vita, gioia per il mondo

Una bella testimonianza quella dei coniugi Silvana e Giulio Sezzardini, bravi e coraggiosi nel raccontarsi.

Impressionante la commozione che li coglie, nel racconto, dopo tutti gli anni che sono passati!

Alcuni punti significativi, che possono aiutare la vita di ogni famiglia:

  • nel presentarsi, Silvana dice che ha visto, nella sua famiglia d’origine, l’amore. E’ cresciuta in una famiglia unita, dove le persone si volevano bene. Questo è stato determinante e le ha dato la forza di fare, nel momento della prova piu’ difficile (il tradimento del marito) i passi necessari per arrivare a perdonare.
  • Giulio, davanti ad una difficolta’ cosi’ grande, guardando al fallimento della sua vita fino a quel momento, si è ritrovato a pregare. Quali miracoli compie il Signore!
  • il Signore ci cerca sempre, siamo noi che dobbiamo accorgerci e accoglierlo. Nei primi 10 anni di matrimonio si sono resi conto di aver avuto dei segnali della Sua Presenza, ma non erano capaci di vederli. E’ quasi tutto nelle nostre mani, dobbiamo solo saper guardare con lo sguardo giusto.
  • che grande aiuto e conforto può arrivare dalla comunità! Avere un luogo preciso dove tornare e sentirsi a casa è fondamentale. Era quella chiesa e non un’altra. Poi da lì si recupera tutto e si scopre che il Signore è dappertutto. Ma un luogo conta per trovare quel senso di appartenenza che spesso manca.
  • all’inizio erano molto giovani, nel senso che il loro rapporto era impostato su basi fragili. C’era l’intuizione che quell’uomo/quella donna fosse per la vita, ma il loro matrimonio era costruito un po’ sulla sabbia, con tanti paletti. L’incontro con la Chiesa ha permesso di ricostruire in modo più sano il loro rapporto. La Chiesa e l’incontro con delle persone precise (testimoni) ha fatto reimpostare loro in modo corretto il matrimonio che vivevano.
  • colpisce come dentro il dramma del tradimento in qualche modo in entrambi si sia fatto largo il desiderio di ricominciare, di non perdere tutto, ma non ci fosse per loro una strada da seguire. Ma da soli non era possibile. Non ce l’avrebbero fatta. Solo nell’incontro con il Signore hanno trovato una via. È nell’incontro con Cristo che troviamo la possibilità di compierci.
  • il Signore può usare di tutto per prenderti. Persino la cosa più drammatica tra marito e moglie – il tradimento – può diventare il mezzo attraverso cui Lui li ha presi, incredibile a pensarci! E questo ha generato una grande libertà nel guardare il tutto, tanto da poterlo andare a raccontare davanti a tutti.

Una testimonianza vera. Tutti abbiamo maschere da strappare, e non possiamo farlo da soli, anche perché la cosa ci terrorizza. E’ già drammatico riconoscerle.

La Madonna abbraccia  sempre i suoi figli, anche prima che ne sentano il bisogno.

E sapere (almeno un poco) quanto siamo nel bisogno è cominciare a rinsavire.

Continua a leggereChe grande forza ha il perdono! (mica facile)

Il prefazio della Chiesa Ambrosiana riporta oggi questa espressione bellissima, che don Federico ha sottolineato durante la Messa con il solo tono di voce:

“la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni.”

È l’esempio di Maria, Giuseppe e Gesù ciò a cui devono guardare le nostre famiglie.

Il risultato sarà grandioso.

Non si tratta di idealizzare la famiglia di Nazaret – anzi! – quanto di aver caro l’amore reciproco e la preghiera a Dio.

Solo così ciascun membro può sentirsi atteso e accolto per ciò che è veramente.

E davvero si potrà dire, con le parole del Salmo di oggi:

“Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore.”

 

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“Dio ha fatto il mondo, come il mare fa la spiaggia…
…ritirandosi.”
(La frase è del poeta e filosofo tedesco Hölderlin).

L’immagine del mare che si ritira per creare la spiaggia non toglie forza e importanza al moto delle onde, ma assicura che esiste sempre un modo per fare spazio alla propria dignità e soprattutto che esiste uno spazio in cui l’uomo è chiamato a giocarsi nella sua libertà.

E così la fortezza evangelica non ha nulla a che fare con la violenza che si impone; essa si esprime piuttosto con la capacità di lavorare su se stessi, per superare l’attaccamento al proprio io.

Chi sa dichiarare guerra al proprio egoismo sarà capace di contrapporsi ad ogni forma di male, diventando, con la sua vita, segno leggibile di un Dio amore.

Ciascuno vigili su se stesso, perché la “banalità del male” di Hannah Arendt è sempre in agguato.

Vigilanza ed esercizio di libertà.

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