Sabato 14 aprile la Comunità Pastorale di Saronno ha accolto mons. Delpini per l’incontro “Buone Prassi di Inclusione” e l’inaugurazione della casa di Adam.

Ecco la testimonianza di Norma:

L’incontro è stato una buona occasione per conoscere e condividere le diverse esperienze di inclusione presenti sul territorio perchè, oggi più che mai, è fondamentale fare rete tra le diverse realtà che stanno già operando in questo campo.

L’arcivescovo, nella sua riflessione ai partecipanti, ha sottolineato che l’unico modo per non fomentare la paura del diverso è quello di una conoscenza reciproca e personale delle persone per vedere il bene che c’è in tutti; ha ribadito inoltre l’importanza dell’arte del buon vicinato che è la forma con cui nel gesto semplice e quotidiano si stabiliscono rapporti e si costruisce una città in cui è desiderabile vivere.

Ecco che si capisce allora tutta l’importanza di questo Sinodo minore, cammino che ci deve portare ad ascoltare la voce degli altri per domandarci cosa, coloro che arrivano, hanno da dire alle Comunità cristiane: non possiamo solo interpretarli.

Dobbiamo imparare ad essere Chiesa di tutti lavorando in comune, incontrandoci, facendo insieme carità e il bene perchè nella Chiesa formata dalle genti ognuno ha un contributo da dare.

La giornata si è conclusa poi, dopo una breve camminata per le vie del centro, nella canonica della Prepositurale, dove mons. Delpini ha benedetto la “Casa di Adama”, l’appartamento all’interno della casa parrocchiale che da circa un anno ospita 10 richiedenti asilo provenienti da Gambia, Ghana, Senegal, Nigeria e Georgia.

Le parole di Delpini sono state il coronamento di questa giornata: sono qui per benedire perché ho la persuasione che senza il Signore non possiamo nulla, ma con Lui possiamo fare cose meravigliose. La benedizione è per dire che Dio è nostro alleato.

Sicuramente questa giornata ci aiuta a ricordare che, come cittadini e come cristiani, siamo chiamati a vivere quotidianamente lo stile di un’ospitalità che si deve fare accoglienza nella generosità, nell’amore e nella condivisione.

 

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Testimonianza di Giordano, che ha partecipato alla serata organizzata da Avsi Saronno per spiegare il progetto “Ospedali aperti”.

“Mi ha colpito il fatto che l’oratore ha chiarito che le ONG considerano evidentemente fuori portata l’obiettivo di fermare la guerra, ma non rinunciano a tenere desta la speranza, ricreando spazi limitati ma concreti di normalità. Scuole materne in cui i piccoli vivano per qualche ora sereni, ospedali che tentino di guarire i sofferenti e li seguano dopo il ritorno a casa, che spesso è una tenda o lo scheletro di palazzi privi ormai di infissi, impianti elettrici e sanitari, ecc.
“Ospedali Aperti” nasce a fine 2016 nella testa e nel cuore del card. Zennari che ha l’intuizione di rimettere in funzione 3 strutture ospedaliere non profit (2 a Damasco e 1 ad Aleppo), proprietà di congregazioni religiose, rimaste miracolosamente intatte e fortemente sotto-occupate in un Paese in cui il 50% degli ospedali e del personale sanitario è venuto meno, distrutti i primi, riparati all’estero i secondi.
Zennari rischia e si muove per trovare i mezzi finanziari ad organizzare un servizio gratuito aperto a tutti senza distinzioni di etnia, religione, appartenenza “politica”, purché bisognosi.

Egli affida a Fondazione Avsi il ruolo di supporto tecnico al progetto e la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli contribuisce, come partner scientifico/sanitario, offrendo formazione e sostegno economico. L’obiettivo è di curare almeno 40.000 persone in tre anni (equivalenti a circa 202.000 giorni di ricovero gratuito), dando precedenza ai più deboli. La macchina si mette in moto il 1° luglio 2017.

A fine gennaio 2018 si contano 1.360 pazienti presi in carico e curati gratuitamente, con una prevalenza di interventi chirurgici rispetto agli esami diagnostici e alle prestazioni ambulatoriali.

Una convinzione è maturata dall’esperienza: il nemico è uno solo, la guerra.

L’unico modo per cercare di prevenire che ne scoppi un’altra dopo la fine di questa è non lasciare sul terreno semi di discordia. Perciò chi opera è rigidissimo nell’offrire quel poco che può in modo non discriminante: si curano tutti quelli che incontrano, sunniti, sciiti, protestanti, cattolici, siriani, stranieri, governativi, ribelli vari.
Questo progetto è un segno di speranza per una popolazione civile che paga il prezzo più alto di una violenza senza tregua”.

Per qualche notizia in più e per fare una donazione: https://www.avsi.org/it/campaign/siria-ospedali-aperti/1/

 

 

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Venerdì 13 aprile alle 21.00 si terrà il 3º e ultimo incontro sull’Amoris Laetitia, dal titolo “Misericordia Pastorale, discernimento, integrazione”.

Chiesa San Giuseppe, al Matteotti. Relatore: Fulvio De Giorgi.

La famiglia è un viaggio impegnativo.
L’esortazione Amoris Laetitia è innanzitutto un messaggio di fede in un tempo in cui “mettersi in gioco” nella vita familiare è diventato qualcosa di complesso.
L’Amoris Laetitia mette a fuoco ciò che conta davvero: l’amore.
Tutto il documento insiste per assicurare la crescita dell’amore.

E il matrimonio è chiamata ad una costante maturazione.

Il tutto in un quadro di concretezza perché la famiglia non è un ideale astratto, ma un “compito artigianale” che si esprime con tenerezza.

 

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“La passione, la nostra passione, noi l’attendiamo.

(…) Noi l’attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze. Le pazienze, queste briciole di passione (…).

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti, è l’autobus che passa affollato, il latte che trabocca, i bambini che imbrogliano tutto.

Sono gli invitati che nostro marito porta in casa e quell’amico che non viene; è il telefono che si scatena; quelli che noi amiamo e non ci amano più. È la voglia di tacere e il dover parlare, è la voglia di parlare e la necessità di tacere. È voler uscire quando si è chiusi, è rimanere in casa quando bisogna uscire. È il disgusto della nostra parte quotidiana.

Così vengono le nostre pazienze, in ranghi serrati o in fila indiana.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando, per dare la nostra vita, un’occasione che ne valga la pena.

(…) Non ogni martirio è sanguinoso: ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.

È la passione delle pazienze.”

(stralci da un pensiero di Madeleine Delbrêl)

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Un fatto: l’invio per email di un messaggio d’auguri per la S.Pasqua ai colleghi di lavoro, che in sintesi, dice:

..ma la vita non può finire così, il nostro cuore chiede altro, chiede di risorgere. La pietra rotolata da quel sepolcro voglio che raggiunga anche me, che raggiunga tutti, che il cuore sia salvato dall’abbraccio di un Cristo vivo, ora. Auguri per una S.Pasqua!

Ed ecco cosa succede (le risposte):

Cristo è risorto davvero! Buona resurrezione anche a te.”

Che ci raggiunga.…”

“In questo giorno dove, nonostante tutto il male, Cristo è risorto per l’uomo, facciamo sì che la sua venuta non sia stata vana, impariamo dagli errori, teniamoci stretti gli affetti e sorridiamo al prossimo. Festeggiamo la rinascita in noi di Cristo.

“È vero, c’è il sepolcro, ma noi siamo chiamati a renderlo bello e a farlo diventare da tomba a casa dell’incontro.

Piccoli miracoli quotidiani.

Continua a leggereResurrezione!

Una bella partecipazione alla tradizionale grigliata di Pasquetta.

Molte le famiglie presenti…impegnate ogni giorno in un viaggio impegnativo, ma dove pure si vive la gioia dell’amore.

« Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare ». (AL 325)

E nella Pasqua appena vissuta abbiamo imparato da Gesù la gioia dell’amore, abbiamo imparato quanto sconvolgente è il fatto della sua Resurrezione – che trasforma in potenza tutta la nostra debolezza umana.

Qui sotto alcuni momenti della grigliata.

Grazie anche a tutti coloro che, specie ai ‘fuochi’, si sono impegnati per la buona riuscita.

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Ecco un altro biglietto d’auguri:

La Resurrezione di Gesù avviene nel silenzio..dell’alba di un mattino.

Quando le donne si recano al sepolcro, preoccupate perché non sanno come far rotolare la pietra, trovano un angelo che lo fa per loro e addirittura si siede sopra quella pietra!

Ma il sepolcro è vuoto. Tanto che l’angelo sembra stupirsi dello sbigottimento delle donne. Gesù l’aveva detto che sarebbe risorto! Quindi dove sarebbe la sorpresa?

Perché Dio ha una Parola sola. Autentica e che si avvera sempre. Anche noi restiamo stupefatti e la nostra mestizia si trasforma immediatamente in gioia. Incontenibile. Esagerata. Prorompente. Che trasfigura la nostra vita.

E ci fa diventare figli della Risurrezione.

Buona Pasqua nel e del Signore Gesù.

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Quanti auguri ci scambiamo in questi giorni! Ecco qualche “biglietto” che abbiamo ricevuto…per mandare la Buona Pasqua anche dal sito:

“Il cuore della fede cristiana è esattamente questo:

credere l’incredibile, amare chi non è amabile, sperare contro ogni speranza.

Sì, fede, speranza e carità sono possibili in ogni condizione, anche la più sofferta,

se si crede alla risurrezione.”

… per continuare a remare con fiducia nel mare dei nostri giorni.

Continua a leggerePer continuare a remare (augurio di Pasqua 1)

Cristo non è rimasto intrappolato nel sepolcro.

Perché Lui ha vinto la morte.

Commovente il lavoro che il gruppo di papà e nonni volontari hanno realizzato intorno a questa Pasqua.

Un sepolcro curato in ogni dettaglio.

Nelle pieghe del polistirolo che diventa pietra e gradini, nei sassi e negli arbusti, sembra di intravedere tutte le pieghe delle nostre esistenze. Così ingarbugliate a volte! Così piene dei nostri limiti!

Ma la luce che si intravede oltre le croci stilizzate del velo che chiude il sepolcro ...è già lì che ci aspetta.

È la Luce che diventerà simbolo di resurrezione la notte di Pasqua.

È a quella Luce che il nostro sguardo si aggrappa.

 

Continua a leggereCristo lì dentro non c’è