In una delle vetrate della nostra chiesa c’è rappresentato l’episodio biblico del serpente tentatore e della mela mangiata da Eva.

A partire da questo, ecco la riflessione della settimana proposta da don Luca:

C’è un serpente; non si sa bene da che parte arrivi. Porta un frutto.

Il mondo è la creazione buona e splendente di Dio, dove Adamo ed Eva passeggiano con Dio. Eppure si è introdotto il sospetto che ci sia qualcosa di oscuro, di nascosto agli uomini e che Dio voglia dunque difendere il suo potere a danno degli uomini.

Il serpente offre il frutto mancante alla creazione, e promette che si apriranno loro gli occhi e con la nuova conoscenza acquisteranno anche la libertà e l’autonomia da Dio.

Da allora il sospetto è la presenza inquietante che si nasconde sotto ogni sorriso, che spunta un secondo dopo ogni carezza…Quando Gesù va da Lazzaro, qualcuno dice: lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?

Per chi lavora il sospetto? Cosa ne viene al serpente antico? E perché Dio non lo ha fatto fuori?

Guardiamo Gesù. Si trova anche lui nella zona deserta delle vicende umane, e si mette a parlare del regno di Dio: secondo Lui il mondo è ancora la casa comune di Dio e degli uomini. Con le parole guarisce i cuori e con le mani i corpi sofferenti. Poi prende i cinque pani. Sono pochi, troppo pochi! Ma soprattutto sono il contrario del potere!

Ecco la vera alternativa al potere, trovata da Dio stesso: benedire il poco non sufficiente, stare con tutti quelli che sono schiacciati dall’avidità di altri, rendere grazie, riconoscere la sorgente della vita, e spezzare.

Gesù continua a spezzare il pane anche in faccia alla morte. Gli chiederanno un’ultima volta di usare il potere di Dio per salvarsi, senza accorgersi che l’unico potere di Dio è dare vita. Anche lì dove non sembra più umana.

don Luca

Continua a leggereIl potere di Dio

In autunno ci sarà il rinnovo dei consigli pastorali per molte parrocchie della diocesi di Milano. Anche la Comunità Pastorale Crocifisso Risorto va verso questo appuntamento con molte speranze e ovviamente qualche pensiero per il futuro.

Pubblicheremo una serie di articoli sul tema.

Intanto cominciamo a pregare, con le parole di Paolo VI, che nel 1964, scriveva:

Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia fraterna e accogliente, aperta a tutti e al servizio di tutti.

Collabora, prega e soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede.

Godi e sottolinea con tutti, tutte le cose belle della tua parrocchia. Non macchiarti la lingua accanendoti contro l’inerzia, piuttosto rimboccati le maniche.

La legge fondamentale del servizio è l’umiltà: servi dunque nell’umiltà. E accetta anche di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede.

Ricordati bene che, con l’umiltà e la carità, si può dire qualunque verità in parrocchia. Spesso è l’arroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza i muri.

Prega e ama.”

Continua a leggereAma la tua parrocchia

Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua!’

Ecco il messaggio di don Luca per la Pentecoste che abbiamo celebrato domenica.

Grande cosa avere il linguaggio giusto. Ma la vera domanda è: noi adulti abbiamo qualcosa da dire? Qualcosa di grande, di umano. Abbiamo un’intuizione liberante da dire ai nostri ragazzi? Altrimenti perché dovrebbero starci ad ascoltare?!

Come Chiesa spesso restiamo delusi dalle nuove generazioni, sempre più estranee al nostro linguaggio. Sogniamo di avere l’idea vincente, che riesca ad imporsi alla loro attenzione, che li attiri.

Ma siamo risucchiati dall’angoscia di non riuscire a consegnare il tesoro della fede che abbiamo ricevuto…

Abbiamo forse fallito il nostro compito?

In realtà i ragazzi sono il nostro specchio, fatta salva la loro originalità. Sarà anche vero che i giovani hanno un linguaggio che non è il nostro, ma è più decisivo il fatto che sia noi che loro siamo uomini e donne assetati di cose vere. Fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Fratelli e sorelle di Gesù di Nazareth. C’è dunque una lingua madre che ci accomuna! È il linguaggio base di ciò che è propriamente umano è che vuole essere umanizzante: nascere, morire, amare, lavorare, generare, parlare, soffrire, far festa, ricordare, sperare, pensare, gioire e poi..mangiare, respirare, avere sete, sognare…

Ecco: essere uomini e donne, questo è propriamente cristiano! San Paolo dice: questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio.

Preoccupiamoci di questo: essere vivi, tirati fuori dai tranquilli schemi mortali, chiamati e convocati dal Vangelo che parla proprio nella nostra lingua e dice che siamo della stessa carne del Figlio di Dio.

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Vacanze Estive Ragazzi

Domenica prossima, il 2 giugno, ricordiamo il Corpus Domini*.

Si celebra l’Eucaristia, il dono che Cristo ci ha fatto. Perché tutto ci è donato. Dio ci ha cercato, è venuto, è presente tra noi. E noi camminiamo nelle strade del mondo, portando dentro di noi il corpo del Signore.

E, per ringraziare di questo dono in modo solenne, la Comunità Pastorale ha deciso di sospendere le messe serali di tutte le chiese di Saronno (le messe del mattino sono confermate). L’unica sarà alle 18.00 in Prepositurale, celebrata da don Angelo Ceriani (che festeggia i 50 anni di sacerdozio!).

Ci sarà la processione Eucaristica fino alla Chiesa della Sacra Famiglia e la benedizione finale.

*Il Corpus Domini cade il 23 giugno; si è deciso di anticipare la processione per favorire la presenza delle famiglie (il 23 giugno è già periodo di vacanze, con la fine delle scuole).

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Continuiamo il percorso alla scoperta dei temi della mostra che si terrà a Casa di Marta dal 30 maggio al 9 giugno.

Ripartiamo dalla domanda “chi mette al mondo le gocce di rugiada ?”

Se guardiamo la realtà, non possiamo fermarci a registrare il dato e basta. Il mare, le montagne, tutta la bellezza che c’è intorno a noi ci provoca un senso di meraviglia, di stupore.

Ma la realtà innanzitutto tutto è un dato, anche se non si ferma al dato. Dato è participio passato di dare, un verbo implica che ci sia un datore. La stessa radice anche di donum, dono. E quando qualcuno ci fa un dono, lo abbiamo appreso fin da piccoli, si dice grazie!

Dio, Padre paziente, fa così con noi.

Perché dietro a questa realtà anche così bella, c’è qualcosa o Qualcuno di permanente.

Non bisogna avere paura. Bisogna andare più in là. Vedremo compiersi il miracolo.

Quello vero. Quello di Dio che ci aspetta.

Umili, piccoli, semplici. Senza presunzione. In ascolto del Mistero. Aperti all’imprevisto.

Mettere le ali e cercare le stelle. L’infinito.

E poi cercare la bellezza di quaggiù, starci, cercare anche con sacrificio.

Chi è superficiale nell’affronto del reale e nei rapporti, non potrà fare questa esperienza.

Andate a visitare la mostra. Sarà un aiuto per riconquistare la freschezza imponente della domanda, della ricerca, un aiuto ad affrontare il reale.


Continua a leggereGiobbe, libro sublime – 2ª parte

Il prossimo 30 maggio si inaugura a Casa di Marta la mostra “Giobbe, l’enigma della sofferenza”, che conclude i “Cammini di carità” proposti nei giovedì di maggio.

Anticipiamo alcuni temi della mostra: una sorta di introduzione a chi andrà a vederla.

Si parte dal libro di Giobbe, libro che pone il dolore, il dolore dell’uomo, come problema. Soprattutto per i cattolici, per noi.

I cristiani, fiduciosi e convinti che la realtà sia in ultima analisi giusta e buona, si domandano “perché si soffre? Perché il dolore ?”

E quando si tocca il fondo della disperazione, si finisce per volgersi verso e contro Dio. Tutti i grandi scrittori e filosofi si sono posti il problema. A volte facciamo come Camus “non potrò mai credere in Dio finché vedrò un bambino morire così.”

Perché le sofferenze dei piccoli, degli innocenti sono quelle che sentiamo come più ingiuste.

Si protesta, si grida a tal punto che l’eco giunga ai cieli.

L’uomo vuole una spiegazione. Altrimenti cade nell’ateismo o riduce il cristianesimo ad una sorta di dottrina della retribuzione, di un Dio che punisce. Meglio un Dio crudele che un Dio indifferente.

L’uomo cerca un perché. È la potenza della sua ragione che lo spinge. Cerca il perché delle cose.

Se pensiamo alle grandi tragedie della storia, una per tutti l’olocausto, ritorna ancora e sempre la domanda “dov’eri tu, Dio?”.

“Benedetto il Signore nei secoli…”

Perché benedirlo? Ecco allora un’intuizione, già di Voltaire:

“Ci occorre un Dio che parli all’uomo”

Ma subito un’altra domanda incalza “chi mette al mondo le gocce di rugiada ?”

(il resto nella prossima puntata)

Continua a leggereGiobbe, libro sublime – 1ª parte

Cosa ce ne facciamo di una porta, se tutto il mondo è la casa di Dio e i popoli sono la sua famiglia?

Eppure Gesù parla di porta, anzi dice di essere lui la porta che apre e chiude l’ovile del suo popolo.

Qual è il punto? Perché vuole essere il confine dentro/fuori, se poi spezza il pane per tutti? Vogliono metterlo in croce per entrambe le cose: perché sedeva a banchetti di pubblicani e anche perché si mette “al posto di Dio” (e solo Dio fa l’unica differenza).

Io capisco così: nella vita – e quindi nella fede – si entra, non ci si trova per caso. Ci sono persone e avvenimenti che ti portano dentro il senso bello delle cose, oppure che ti trattengono fuori svogliato come un turista dopo pranzo; ci sono parole che fanno entrare nel dialogo con Dio, altre che ti chiudono in un monologo.

Ci sono 50 anni di storie che sono state il nostro ingresso nella Chiesa e siamo contenti di ringraziare Dio. Quanti sono entrati!

Chiediamo di moltiplicare le porte e di spalancarle, e di essere invitanti.

Continua a leggereIo sono la porta

Sabato scorso abbiamo dato avvio alle iniziative della festa per i 50 anni di fondazione della nostra chiesa di Regina Pacis con un bellissimo concerto spirituale.

E domenica 12, dopo la celebrazione della S.Messa con don Pasquale, abbiamo giocato insieme con i lego, per poi concederci grigliata e musica con la Rock Repax story.

Ma la festa continua, anzi…entra sempre più nel vivo.

Sabato 18 maggio saranno possibili visite guidate alla nostra chiesa, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00.

Alle 19.30 possibilità di una cena della solidarietà, a supporto delle attività della San Vincenzo cittadina. La cena sarà presso l’oratorio di via Legnani (obbligatoria la prenotazione).

Alle 21.00, sempre sabato 18 maggio, spettacolo “I due di Emmaus”, in chiesa. (da non perdere!)

Domenica 19 maggio, lo ricordiamo, ci saranno le Prime Comunioni dei nostri ragazzi, in due turni, alle 15.00 e alle 17.30.

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Portare a compimento

Sabato scorso, 11 maggio 2019, proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Fabio, siamo andati a Bettola, frazione di Pozzo d’Adda, per il solenne ingresso a parroco del nostro don Fabio Coppini.

“Nostro” perché negli anni trascorsi a Saronno è stato amico, padre, fratello, fedele compagno al cammino spirituale di tanti.

Nostro, ma soprattutto del Signore, a cui si è consacrato con il sacerdozio.

E allora ci piace ricordarlo, quando un po’ di nostalgia ci prenderà il cuore, con le parole che abbiamo ascoltato sabato ad inizio celebrazione dal decano:

Dio, che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento.”

Dio lo farà, anzi lo sta già facendo, là dove egli è ora a svolgere il suo ministero.

E lo farà anche con noi. Continuiamo con fiducia il cammino !

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Cosa attende la città da noi cristiani?

Attende che usciamo da noi stessi, dal nostro narcisismo, dal nostro individualismo, e ci impegniamo a tracciare orizzonti di convergenza politica, economica ed etica con gli altri.

Non c’è altra via per l’umanizzazione della città: in caso contrario avanzeranno il deserto e la barbarie.

Sì, continuiamo ad abitare a Ninive, ma annunciando l’amore, la misericordia di Dio e vivendo nella compagnia degli uomini con fiducia, con speranza, tentando di amare e accettando di essere amati.

(Enzo Bianchi, fondatore Comunità monastica di Bose)

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