Ecco il contributo di Laura, aiuto catechista, che ci racconta la settimana autentica che ha vissuto con i bambini di II elementare.

Nelle foto qui sotto c’è il crocifisso che i bambini hanno decorato con i loro fiori.

Ciascuno di loro ha scritto sul fiore un pensiero da dedicare a Gesù risorto che successivamente è stato attaccato ad una croce spoglia: con questo lavoro abbiamo voluto rappresentare la Pasqua ovvero il momento in cui la croce passa da essere simbolo di morte (croce spoglia), al momento in cui rappresenta la vita (croce fiorita).

Un momento semplice ma importante per insegnare che non c’è vera felicità che non nasca dalle difficoltà.

Continua a leggereCroce fiorita

1. La Sapienza

“La sapienza che viene dall’alto è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia”. (Giacomo 3,17)

 “Sapienza” arriva da “sapore”: come il senso del gusto ci fa distinguere il sapore dei vari cibi, così la sapienza è come una bussola interiore che ci guida nella valutazione delle cose. Essa ci dà il “gusto” di Dio, ci aiuta a penetrare nei suoi misteri e a gioire per la sua bellezza e bontà.

Dono che ci arricchisce del gusto del creato e del suo creatore.

Cosa vuol dire? Perché gusto? Che sensazione è quella gustativa? È pura emozione o prende sul serio tutto l’uomo? Che differenza c’è tra creato e creatore? Come può il creato condurmi al creatore? 

All’inizio le “cose divine” possono forse risultare un po’ faticose (pensa ad esempio alla S. Messa, alla preghiera, alla lettura del Vangelo), se però si prosegue con fedeltà, diventano dolci e piacevoli che tutto il resto –  la TV, i videogiochi, il calcio…- risulta meno interessante, sbiadito, addirittura noioso. È cambiato il nostro gusto. La vera sapienza viene dall’alto, considera tutto dal punto di vista di Dio, cioè dalla parte dell’Amore.

Ci educa ad avere gli stessi gusti di Dio. Ci aiuta a distinguere il bene dal male.

2. L’intelletto

“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.” Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.” (1 Cor 2, 9-10)

“Intelligenza” arriva dal latino “intus legere”, ossia “leggere dentro”. L’intelligenza è dunque la conoscenza intima, profonda di un oggetto, di una realtà. Essa ci è data per comprendere noi stessi e il mondo.

È il dono che ci aiuta ad andare fino in fondo alle cose, a vedere oltre le apparenze.

Dono della profondità contro la superficialità.

La nostra mentalità spesso ci porta a credere in cose toccabili, ad accettare come vero solo ciò che ci sembra evidente (chiaro e distinto), ma sarà vero? O è vero che la prima evidenza è che non tutto è evidente? Cosa fare? Possiamo sminuirci e abbassarci sul piano della superficialità, o avere il coraggio di vedere chi siamo veramente. Conoscete il racconto del Piccolo Principe? Se la vita fosse solo sulla superficialità, che vita triste sarebbe: dove mettere l’amicizia, l’amore, la fede? Non ci sarebbe spazio, ma alla fine scopriremmo che non ci sarebbe posto anche per la nostra esistenza.

3. Consiglio

È il dono di individuare la strada giusta, cioè di riconoscere il progetto che Dio ha su di noi.

È un dono importantissimo, sempre da chiedere. È una luce interiore con cui lo Spirito Santo ci mostra che cosa è bene fare o non fare nel momento, nel luogo e nelle circostanze concrete in cui ci troviamo. Devi scegliere, ma non è solo una questione di bene e male, devi deciderti. Decidere chi sei e cosa mettere al centro della tua vita.

In noi ci sono tanti valori, tante cose che sono importanti per la nostra vita. Quali sono? Che gerarchia dò ai valori, talenti che io ho? Senza sapere questo come faccio ad individuare la strada giusta? Come posso riconoscere il progetto mio proprio? Un progetto cos’è?  È qualcosa che mi viene imposto o io scopro? In base a come metti le fondamenta della tua vita tu decidi come sarà, ma allora forse vale proprio la pena di chiedere questo dono, no?

Da soli siamo forse capaci di vedere il progetto? Non rischiamo di “toppare alla grande”, chi ci può aiutare? Perché? Forse vale la pena di affidarci a qualcuno e a Qualcuno.

4. La Fortezza

“Attingete forza nel Signore” (Ef 6,10)

È il dono del coraggio, della costanza, della tenacia. Può essere definito come un “abito” soprannaturale che irrobustisce l’anima e la rende capace di affrontare le difficoltà, i pericoli, le fatiche che si incontrano nel cammino della fede.

Fai degli esempi …. Puoi immaginare proprio a come è fatta una fortezza, un castello. Per difendersi da chi e da che cosa sono stati costruiti i muri? E noi da chi dobbiamo difenderci? Quali rischi ci sono nella nostra vita? Siamo capaci di superarli da soli o abbiamo bisogno di aiuto?

Ci sono varie cinta di mura che difendono il centro, così anche nella nostra vita ci sono cose più importanti e cosa c’è nel centro della nostra fortezza che dobbiamo difendere? A volte rischiamo di difendere cose che sono superficiali lasciando senza difese ciò che è più importante.

Quindi una volta riconosciuto cosa è davvero importante dobbiamo difenderlo con tutte le nostre forze e sapendo che queste non sono sufficienti chiediamo aiuto allo Spirito che venga in nostro soccorso, in modo che la nostra vita sia veramente segnata dalla fortezza che mi darà quell’entusiasmo e libertà tipica del cristiano.

5. La Scienza

“Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato.” (1 Cor 2, 12)

Il dono della scienza è il dono dell’amore – conoscenza.

In questa prospettiva notiamo che il capire intellettuale non è in contrasto con il capire dell’esperienza. Scienza che parte dall’esperienza, ma non solo questa esperienza trova il suo culmine nell’amore.

L’amore mi permette di conoscere come vero anche quello che non posso racchiudere in schemi. Grazie al dono della scienza, l’uomo impara l’umile amore, perché scopre che l’universo è una grande famiglia, nella quale Dio è Creatore Onnipotente e Padre amorevole.

Che una persona mi vuol bene lo posso sperimentare, non lo posso pretendere, non è un mio diritto. Ma è proprio nell’esperienza dell’essere amati che io scopro qualcosa che è fondamentale per la mia vita, conosco la realtà in maniera più vera di prima. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. (Piccolo principe, cap XXI).

Parti dalla tua esperienza, c’è qualcuno che ti vuole bene? Che cosa hai imparato da questa esperienza? È facile da descrivere? È facile voler bene?

Abbiamo scoperto che l’amore è la cosa più importante, ma anche che è difficile saper amare, abbiamo anche qui molto bisogno di imparare e dobbiamo richiedere questo dono a Colui che ci Ama in modo sommo, cioè a Dio.

6. La Pietà

“Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità.” (2 Pt 1, 5-7)

È il dono che porta a fidarsi di Dio, abbandonandosi in Lui.

Pietà che non va ridotta a quella di fare l’elemosina, o almeno non si deve fermare sull’aspetto esteriore, anche se è importante. Quando Gesù parla di pietà così? Sono tanti i passi del Vangelo, ma forse vale la pena di soffermarsi sul brano del buon samaritano. Cosa ti colpisce subito? Amore del prossimo? Gesù perché lo racconta? I due comandamenti principali dell’amore. Amando il prossimo io sono capace di amare Dio e viceversa. Pietà è qualcosa di molto profondo che si vede all’esterno, è riconoscer la nostra pochezza ma anche il nostro essere amati in modo incredibile da Dio, sapere che bisogna affidarsi a Lui solo e bisogna affidarsi in modo completo. Si può fare l’esempio degli scalatori e della roccia (questa dopotutto è la fede).

7. Il timore di Dio

“Il timore di Dio è una scuola di sapienza.” (Pr 15, 33)

È il dono che mi fa riconoscere chi sono.

Il peccato più grande che l’uomo può commettere è quello di mettersi al posto di Dio, non riconoscere la grande differenza che c’è tra noi e Dio. Questo vuol dire perdere anche il senso di se stessi e porta sicuramente all’infelicità e alla cosiddetta dannazione eterna.

Avere il timor di Dio mi fa riconoscere chi sono e lo riconosco in rapporto a Dio, un Dio che non è venuto a trattarci da schiavi, ma a chiamarci figli, a volere il bene per noi…è un Dio che ci ama profondamente, intensamente e se noi decidiamo di metterci al suo posto non faremmo altro che combinare guai.

Nessuno è fuori dal correre questo rischio, bisogna dunque avere molta umiltà. Il dono del timore ci custodisce nell’amicizia con Dio; è come un campanello interiore collocato nel cuore, che ci rende vigilanti, attenti ad evitare il male e a confessarlo e ripararlo subito, quando lo si fosse commesso per fragilità.

Conclusioni

Impariamo a memoria questi 7 doni dello Spirito, capiamoli e invochiamoli sempre.

Non dobbiamo pensare che ne basti solo uno, abbiamo bisogno di tutti e 7, sono tra loro strettamente collegati.

Prova a riprenderli e vedi il collegamento che c’è tra i 7 doni, ti condurranno a vivere il giorno della Pasqua ricordando ciò che conta davvero nel rapporto con Dio e con gli altri.

Questi doni possono renderti migliore, giorno dopo giorno.

 

Vieni, Spirito Creatore

Vieni, Spirito Creatore,

visita le nostre menti,

riempi della tua grazia

i cuori che hai creato.

 

O dolce Consolatore,

dono del Dio altissimo,

acqua viva, fuoco, amore,

santo crisma dell’anima.

 

Dito della mano di Dio,

promessa del Salvatore,

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.

 

Sii luce all’intelletto,

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

con il balsamo del tuo amore.

 

Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male.

 

Luce d’eterna sapienza,

svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio

uniti in un solo Amore.

Amen.

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Domenica, oltre ad essere la Domenica delle Palme, è anche la Giornata Mondiale della Gioventù. Ecco un estratto di “Dio è giovane”, ed. Piemme, il nuovo libro intervista di Papa Francesco, uscito in libreria in questi giorni.

<Sembra che crescere, invecchiare, stagionarsi, sia un male. È sinonimo di vita esaurita, insoddisfatta. Oggi pare che tutto vada truccato, mascherato.

Come se il fatto stesso di vivere non avesse senso. Di recente ho parlato di quanto sia triste che qualcuno voglia fare il lifting anche al cuore! Com’è doloroso che qualcuno voglia cancellare le rughe di tanti incontri, di tante gioie e tristezze!

Troppo spesso ci sono adulti che giocano a fare i ragazzini, che sentono la necessità di mettersi al livello dell’adolescente, ma non capiscono che è un inganno. È un gioco del diavolo.

Non riesco a comprendere come sia possibile per un adulto sentirsi in competizione con un ragazzino, ma purtroppo accade sempre più spesso. È come se gli adulti dicessero: “Tu sei giovane, hai questa grossa possibilità e questa enorme promessa, ma io voglio essere più giovane di te, io posso esserlo, posso fingere di esserlo ed essere migliore di te anche in questo.”

Ci sono troppi genitori adolescenti nella testa, che giocano alla vita effimera eterna e, consapevolmente o meno, rendono vittime i loro figli di questo perverso gioco dell’effimero.

Perché da un lato allevano figli instradati alla cultura dell’effimero e dall’altro li fanno crescere sempre più sradicati, in una società che chiamo appunto “sradicata”.

Qualche anno fa, a Buenos Aires, ho preso un taxi: l’autista era molto preoccupato, quasi affranto, mi sembrò da subito un uomo inquieto. Mi guardò dallo specchietto retrovisore e mi disse: “Lei è il cardinale?”

Io risposi di sì e lui replicò: “Che cosa dobbiamo fare con questi giovani? Non so più come gestire i miei figli. Sabato scorso sono salite 4 ragazze appena maggiorenni, dell’età di mia figlia, e avevano 4 sacchetti pieni di bottiglie. Ho domandato che cosa ci avrebbero fatto con tutte quelle bottiglie di vodka, whisky e altre cose, la loro risposta è stata: “Andiamo a casa per prepararci per la movida di stasera.”

Questo racconto mi ha fatto molto riflettere: quelle ragazze erano come orfane, sembravano senza radici, volevano diventare orfane del proprio corpo e della loro ragione. Per garantirsi una serata divertente dovevano arrivarci già ubriache. Ma che cosa significa arrivare alla movida già ubriache? Significa arrivarci piene di illusioni e portando con sé un corpo che non si comanda, un corpo che non risponde alla testa e al cuore, un corpo che risponde solo agli istinti, un corpo senza memoria, un corpo composto solo di carne effimera.

Non siamo nulla senza la testa e senza il cuore, non siamo nulla se ci muoviamo in preda agli istinti e senza la ragione.

La ragione e il cuore ci avvicinano tra noi in modo reale; e ci avvicinano a Dio perché possiamo pensare Dio e possiamo decidere di andare a cercarlo. Con la ragione e il cuore possiamo anche capire chi sta male, immedesimarci in lui, farci portatori di bene e di altruismo.

Non dimentichiamoci mai le parole di Gesù: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire ma per servire.” (Mc 10, 43).>

 

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Questo post riprende nel titolo il verso di una canzone di Sanremo 2018. È “Adesso” di Roy Paci e Diodato.

Un amico se ne è detto colpito, perchè essa tocca da vicino tanti temi e riesce ad arrivare al cuore delle persone.

Siamo tutti smartphone dipendenti…ma forse questa tecnologia ci ha tolto la poesia.
Che è come dire ….la bellezza della vita.

La canzone ha dentro un desiderio grande e una speranza.

“Torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari, per vedere quanto una luna ti può bastare.”

“Torneremo a parlare davvero senza bisogno di una tastiera.”

“Troveremo prima o poi il coraggio di vivere tutto per davvero”

Ecco, il punto è questo; affrontare la vita, vivere fino in fondo le esperienze che ci sono date.

Attenzione solo a non cadere nel rischio di un carpe diem, fermandosi al titolo “Adesso”, quasi che passato e futuro non contino.

Che differenza (!) rispetto alla canzone che ha vinto tra i giovani, “Il ballo delle incertezze” di Ultimo, dove si ribadisce che nella vita non c’è nulla di certo. Un mondo senza appigli, la società liquida di cui parlava Bauman.
Qui l’uomo è smarrito e si chiede “dov’è il senso”. Pure l’amore è fonte di incertezza, dolce al punto che ti culla, ma poi ti fa naufragare nel nulla.

L’uomo però non può stare senza un senso. Serve un significato.

Cercate, c’è dell’altro.

Un Altro che si commuove per me, un Amico, come l’aveva Lazzaro, nel Vangelo di oggi.

Solo così si possono vivere a pieno i momenti della vita; sarà forse scontato, ma mai come oggi attuale.

Testo e musica di “Adesso” lo raccontano con speranza e insieme preoccupazione…e con l’energia di un ritmo che gradualmente aumenta. È il desiderio di felicità mai sopíto nel cuore dell’uomo.

Continua a leggere“Vivere tutto per davvero”

Ecco la testimonianza di Norma, sul Carnevale dei piccoli di ieri:

Sono circa le 18.30 di domenica 11 febbraio. Nonostante il buio, ancora si vedono i colori dei mille coriandoli che rivestono come un tappeto il selciato dell’oratorio.
Anche quest’anno è andata in onda la festa di Carnevale per tutti i bambini e i ragazzi.
Giochi, divertimento …e nell’aria grida gioiose: dei più piccoli, ma anche di animatori ed educatori, che hanno pensato a rallegrare il pomeriggio.
Dietro le quinte, tanti genitori hanno dato una mano per preparare la merenda.

Dentro a questo clima di festa, il momento di preghiera.

Don Federico ci ricorda che le maschere vanno bene se indossate a carnevale per divertirsi, non nella vita per nascondersi.

Ognuno di noi è bello e importante semplicemente per quello che è!

C’ero anch’io a gustarmi lo spettacolo di una comunità in cui le generazioni riescono a comunicare e a collaborare tra di loro in un progetto che ha un’unica meta: testimoniare in modo credibile la bellezza dell’incontro con l’Altro.

 

Continua a leggereLe maschere vanno bene a carnevale

Il nostro Arcivescovo ha scritto una lettera ai 18enni, a tutti coloro che compiranno quest’anno 18 anni. I ragazzi del 2000, i ragazzi del nuovo millennio! Eccola per intero a questo link: Lettera Arcivescovo ai 18enni

Vi traspare l’affetto e il pensiero che Delpini ha per loro.

Tanti gli spunti (quelli che abbiamo amato di più, li abbiamo messi in grassetto o evidenziati in giallo).

Il compimento dei 18 anni deve essere una festa. Festa dell’essere vivi e giovani. E festa della responsabilità, come spiega bene con l’esempio della patente.

Festa in cui si dice grazie per il dono della vita, prezioso, inestimabile.

Continua a leggereMaturità è tutto

Domenica 21 gennaio, alle 18.00, ci troviamo all’Oratorio della Regina Pacis, per una assemblea sul futuro degli oratori di Saronno.

“Da qualche mese stiamo riflettendo, sia in Consiglio Pastorale, sia in vari altri luoghi, sul modo di essere Oratorio, oggi, a Saronno e sulle strutture presenti in città.

La riflessione continua con un nuovo incontro.

E’ aperto a tutti coloro che vivono e amano l’Oratorio.

Serve per portare contributi e delineare le linee guida per il futuro, da discutere nel prossimo Consiglio Pastorale, dedicato a tali temi.

Vi aspetto”

don Federico

 

 

 

Continua a leggereOratorio: I care

Ecco il messaggio di don Massimo Pirovano, Responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università, sul prossimo Sinodo dei giovani

Il desiderio della gioia abita tutte le stagioni della vita e nell’età giovanile esso si presenta in misura così evidente da poterlo considerare il suo tratto specifico. I giovani nati digitali vivono multitasking: oggi, la ricerca della gioia e del senso della vita li porta a vivere contemporaneamente su più piani.

Così Papa Francesco si è rivolto ai giovani nella sua lettera in occasione del prossimo Sinodo: “Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori”.

Il prossimo Sinodo dei Vescovi sui giovani, fortemente voluto da Papa Francesco, rappresenta quindi per la Chiesa l’occasione per riflettere circa il rapporto tra le generazioni. Il Sinodo chiede alla Chiesa di rileggere le pratiche pastorali fino ad oggi poste in essere.

L’intento è quello di uscire incontro ai giovani, a tutti i giovani, nei loro diversi ambiti di vita per aiutarli a rispondere alla domanda “per chi sono io?”.

Questa è infatti la “mossa sinodale”: un giovane incontra la gioia nel momento in cui scopre chi nella sua vita è chiamato a rendere felice. Diverse le proposte in calendario: dalla collaborazione con l’Università Cattolica, alle iniziative di ascolto nell’ambito dello sport, dell’università e del tempo libero, alle possibilità di accostarsi al discernimento attraverso l’iniziativa Start-Up!, al percorso del Gruppo Samuele, alla scuola di vita comune, all’itinerario delineato dalle Veglie di Redditio e in Traditione Symboli, nonché agli esercizi spirituali di Avvento e di Quaresima, per concludere con i pellegrinaggi estivi.

Infatti, la prossima estate i nostri giovani saranno invitati dai loro educatori a camminare insieme lungo strade d’Italia ricche di storia e di spiritualità: pellegrinaggi che si concluderanno a Roma, sabato 11 e domenica 12 agosto 2018, dove tutti insieme ci si porrà in ascolto delle parole di Papa Francesco e si pregherà in vista del Sinodo.

Il nostro augurio è che attraverso queste iniziative tutti i gruppi giovanili diocesani possano prepararsi al Sinodo attraverso la ricezione dei suggerimenti e degli spunti che il Documento Preparatorio ci ha offerto e continua a offrirci: il Sinodo è certamente “dei Vescovi”, ma è la Chiesa intera che vi partecipa a partire proprio dai giovani stessi e dai loro educatori.
 

Continua a leggereIl cammino dei giovani verso il Sinodo – “per chi sono io?”

Prendete un pomeriggio di sabato 11 Novembre,

aggiungete una bellissima giornata di sole,

moltiplicate per l’entusiasmo di 15 ragazzi, tutti accumunati dall’impegno di servire come chierichetti,

proponete loro una gita a Milano e avrete come risultato:

una compagnia che vive il bello di un’amicizia vera.

Ecco il racconto di Paola, una degli adulti che ha accompagnato il gruppetto:

“Dopo un breve viaggio in treno, chiacchierando e scherzando, siamo arrivati a Cadorna e da lì una passeggiata fino al Duomoluogo suggestivo che ha meritato una sosta per ammirare tutta la sua magnificenza,… oltre che per fare, ovviamente, un bel selfie!

Ma la destinazione era ancora lontana, per cui ci siamo rimessi in cammino passando per via Torino: avete presente via Torino a Milano il sabato pomeriggio? Eravamo già pronti a fare la conta dei caduti e dispersi e invece “La Compagnia della Croce” (il gruppo dei nostri chierichetti) si è dimostrata unita e compatta e anche lo slalom tra i passanti è stato, ancora una volta, un piacevole momento insieme.

Molto gradita la sorpresa che ci ha riservato il don poco dopo: la piccola Basilica di Santa Maria presso San Satiro nell’affollatissima via dello shopping.

Tutti siamo rimasti affascinati dal “finto coro” realizzato da Bramante in pochissimi metri, una delle più geniali e moderne soluzioni prospettiche del primo Rinascimento.

Da lì, abbiamo ripreso il cammino verso la Basilica di Sant’Ambrogio, ammirando le meraviglie dei palazzi e dei cortili della città.

Proprio prima di entrare nel cortile della Basilica, Don Fabio ci ha raccontato la leggenda della “Colonna del Diavolo”: una colonna romana che presenta 2 fori che sarebbero stati generati da una testata di Satana a seguito di un litigio con Sant’Ambrogio.

Visitando l’interno della Basilica,  abbiamo ammirato l’altare maggiore d’oro, il pulpito e la cripta che accoglie le spoglie dei santi Ambrogio, Gervaso e Protaso. I ragazzi sono rimasti molto sorpresi alla vista dei teschi, ma anche incuriositi dai racconti di una simpaticissima guida che ci ha spiegato qualcosa della vita del santo patrono di Milano.

Per finire abbiamo fatto una piacevole merenda presso l’oratorio di Sant’Ambrogio, tra giochi, chiacchiere e risate!”

Curioso il racconto di Paola: consapevolmente o meno, ci permette di ripercorrere i passaggi chiave di quando viviamo un’amicizia vera.

C’è un viaggio da fare, con soste e ostacoli. Bisogna stare uniti per superarli, poi si cresce e si resta affascinati quando si incontrano dei maestri, che aiutano a fare i tratti più difficili del cammino. Quando si arriva alla meta, la gioia è grande. E il segno di una maturità compresa è quello che si condivide insieme il pane. Il pane e la vita.

Continua a leggereUna compagnia di amici: i chierichetti in gita a Milano ci insegnano

Domenica 8 ottobre si prospettava un bell’appuntamento per la Comunità Pastorale “Crocifisso Risorto”: la Messa in piazza Libertà.

Confermo: è stata un’esperienza di “Chiesa bella”, fidatevi del mio punto di vista!
Dalla posizione del “coretto Regina Pacis”, in formazione ampliata, si vedeva tanta bellezza: una piazza piena, con tanti bambini, gli scout e i giovani, fra cui educatori e ragazzi reduci dalla redditio symboli.

E vi racconto la Messa, ancora con l’eco delle feste degli oratori, con un punto di vista particolare, quello dei brani cantati ed ascoltati, che hanno dentro più di un bel “messaggio ai giovani”, ai bimbi e agli adulti!

Comincio con un “come te”, per le catechiste, gli educatori, i capi – scout, gli educatori ACR: coloro cui è stato dato un mandato, e per cui vale quel “Io non mi tirerò indietro, io non avrò più paura, di dare tutto di me”.

Nel cammino ci sono “i frutti della terra che Tu moltiplicherai”; “una goccia” come ciascun bimbo che ha ricevuto il catechismo ed ogni altro presente che, nelle “mani” degli educatori, “in mano a Te una pioggia diventerà e la terra feconderà”.

Infine un punto di vista particolarissimo, citato da Don Armando: l’astronauta Paolo Nespoli, un giorno aveva confidato che il posto più bello del mondo per lui era il suo oratorio, quello di Verano Brianza.

E per noi, quale potrebbe essere un “bel” posto?
Perché non seguire Nespoli, che in fondo ha provato a vedere ‘dallo spazio?’
Quindi.. vai in oratorio: “vedrai che bello!”

(grazie a Stefano, per questa sua testimonianza)

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