Cammina. Senza sosta cammina. Va qui e poi là. Si direbbe che il riposo gli è vietato. Quello che si sa di lui lo si deve a un libro.

Sono in quattro dapprima a scrivere di lui. Quando scrivono hanno sessant’anni di ritardo sull’evento del suo passaggio. Noi ne abbiamo molti di più: duemila.

Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel dare tutto di se stessa.

Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo.

Ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla. Che vivere è senza fine.

Lui, quel cuore di bambino che nulla sa di distinzioni. A tutti si rivolge con la stessa voce solare, come se non ci fosse né virtuoso, né canaglia, né mendicante, né principe, ma solo, ogni volta, due esseri faccia a faccia, e in mezzo la parola, che va, che viene.

(stralci da Christian Bobin)