Sta finendo il tempo dei saldi di stagione invernale. In alcune giornate di sole, sembra che la primavera voglia già farsi vedere. Un tempo per mettere via alcune cose e per riflettere …sulla cura delle cose.
“Per chi non ha solo il necessario, ma anche il superfluo – dice Fulvio Scaparro, noto psicoterapeuta dell’infanzia – c’è il rischio di crescere nell’indifferenza e nel disamore nei confronti degli oggetti (e perfino dell’ambiente); oggetti da trascurare e scartare quando non servono più, ritenendo tutto facilmente sostituibile, nella certezza di poter rimpiazzare tutto con qualcosa di più avanzato, appetibile.”
Ma i bambini, nei primissimi anni di vita, non sono così! Non concepiscono morte e scomparsa, come sapessero che nulla si crea e nulla si distrugge, ma si può trasformare.
Noi adulti allora dovremmo trasmettere e insegnare la “manutenzione d’amore”. Manutenzione sembra un termine fuori contesto, adatto più a parlare di impianti, edifici, ecc.
Nella manutenzione c’è tanto amore, c’è un senso di forte legame di affetto e di interesse, o almeno di impegno e diligenza, affinché l’oggetto, bene mantenuto, o trasformato, riciclato, riusato, duri nel tempo nelle migliori condizioni possibili.
La manutenzione d’amore è come se io dicessi all’altro: voglio che tu viva il più a lungo possibile, tu sei prezioso per me.
E la manutenzione fa bene a chi la fa, impreziosisce (con il lavoro, la cura e l’impegno) il rapporto con uomini e cose, ci assicura legami vitali.
La manutenzione dell’amore ci dà radici, toglie le nostre relazioni dalla precarietà della cronaca e le colloca in una storia che è di cura, perfezionamento, affetto.