“Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva.” (Mt 28, 6)
Non dobbiamo smarrire il ricordo che il sepolcro era vuoto…!
Serve che il sepolcro sia vuoto per poter restare disponibili ad un inedito di Dio: quell’inedito che anche Gesù sperava e intuiva, ma senza poterlo immaginare; e che riassumeva dicendo di fidarsi che il terzo giorno resta nelle mani di Dio – non come un computo di ore, piuttosto come un tempo indeterminato, di cui però si è certi che verrà, perché ci si fida di chi ci ama.
Questo è il farsi presente di Dio; non sappiamo cosa ci riserva la vita, però sappiamo che Dio troverà il modo per starci accanto e farsi vicino.
Il Risorto è meglio se non lo immaginiamo; immaginandolo o aspettandolo potrebbe magari farci sentire più sicuri, ma riduciamo le possibilità di riconoscerlo.
Forse meglio provare ad imparare ad attenderlo.
Sorridendo alla possibilità che ad ogni riconoscimento magari subito scomparirà (ma non scomparirà la gioia), e sentendo che anche senza riconoscerlo comunque ci è vicino.