Ecco il primo impatto con don Luca. Ascoltiamolo.
In questi ultimi sette mesi, ho vissuto ospite e pellegrino e mi sono sempre sentito a casa. A casa degli altri!
E quindi con tanti racconti da ascoltare e poche cose intelligenti da dire; sempre un po’ fuori posto, ma mai appoggiato per caso sopra il davanzale…
Forse sono un tipo sedentario, eppure le strade sconosciute mi attirano sempre; mi piace essere di casa, ma nel cortile, con la gente che entra.
Il salmo 39 dice “presso di te, Signore, io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri.”
La Terra Santa è la casa di Dio, in un modo affascinante e particolare: quelli che si sentono ospitati da Lui in casa sua alla fine trovano anche interessante di trovarvi gente così stranamente diversa, con storie che non si amalgamano mai.
Chi invece cerca di mettere la propria targhetta, trova la terra troppo stretta e vorrebbe che Dio parlasse una sola lingua.
Certo, la Terrasanta non è l’unica casa di Dio, ma il disordine che trovi e la sovrapposizione di pezzi di storie…la fa assomigliare alla mia.
La lettera dell’apostolo Pietro ci suggerisce come fare la strada e trovarsi comunque in famiglia attorno ad un tavolo: “La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio.”
Grazie,
don Luca.