Don Fabio ci regala un’omelia che ruota attorno a due parole: miseria e misericordia, che hanno la stessa radice.
« È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli » (Mt 19,24)
La ‘ricchezza’ di cui parla il Vangelo non è legata solo al denaro, ma si riferisce anche alla bellezza, alla capacità di successo, al potere.
Diversa è invece la miseria dell’uomo, incontrata dalla miseria di Dio in persone come Zaccheo, nei malati, nei pubblicani, nella samaritana.
“Dammi da bere”: Dio è assetato della nostra bellezza, per questo ci invita a una relazione, ad un’amicizia concreta, ad una comunione insieme con Lui.
Cerca la bellezza – non quella fisica – che è dentro in ciascuno e che si scopre sempre attraverso un incontro. La samaritana ha scoperto di essere bella dopo lo sguardo di Gesù; lei, imbruttita da relazioni forse sbagliate. Va al pozzo quando non c’è nessuno, in un’ora improbabile, da sola, si nasconde.
Là il Signore la cerca. In quel momento in cui si sente misera, nell’ora della sua miseria, si manifesta la Misericordia di Dio; così è per noi.
Dio apprezza sempre la nostra sincerità: non dobbiamo nasconderci, dobbiamo essere disponibili ad esporre a Lui la nostra miseria.
Il dono ricevuto, quello della Sua Misericordia, è così sovrabbondante che diventa dono per tutti, diventa missione.
Non è più per la tua parola, ma per la grazia di un Altro che sta agendo. Questo è il compito della Chiesa: donare Misericordia a chi non nasconde la sua miseria.